La storia delle dimissioni del capo di HP

La storia bizzarra che ha portato all'uscita di scena di Mark Hurd, apprezzato CEO di HP

Hewlett-Packard CEO Mark Hurd speaks at the Oracle World Conference in San Francisco, Monday, Nov. 12, 2007. Hewlett-Packard Co., the world's biggest PC seller, is scheduled to report fourth-quarter financial results after the market closes on Monday, Nov. 19, 2007. Wall Street is expecting another comfortably profitable quarter from the Palo Alto-based technology giant amid continued healthy demand for its crown jewel product _ lucrative printer ink _ and surging global PC sales, particularly for laptop computers. (AP Photo/Paul Sakuma)
Hewlett-Packard CEO Mark Hurd speaks at the Oracle World Conference in San Francisco, Monday, Nov. 12, 2007. Hewlett-Packard Co., the world's biggest PC seller, is scheduled to report fourth-quarter financial results after the market closes on Monday, Nov. 19, 2007. Wall Street is expecting another comfortably profitable quarter from the Palo Alto-based technology giant amid continued healthy demand for its crown jewel product _ lucrative printer ink _ and surging global PC sales, particularly for laptop computers. (AP Photo/Paul Sakuma)

La settimana scorsa Mark V. Hurd ha dato le dimissioni da CEO e presidente di Hewlett Packard, la nota azienda di information technology che assembla e produce computer fissi, laptop, stampanti e un sacco di altra roba. La notizia ha sorpreso i mercati e gli osservatori, che fino a quel momento conoscevano Hurd esclusivamente per i suoi ottimi risultati ottenuti da amministratore delegato di HP: ma da diverso tempo Hurd era coinvolto in una storia romanzesca che aveva portato l’azienda da aprire un’inchiesta interna. Una cosa alla volta, però.

L’uomo che ha asciugato HP
Mark Hurd, scrive il New York Times, è “l’uomo noto per aver trasformato HP nella più grande azienda tecnologica statunitense”, grazie a una severa disciplina fiscale e un accurato controllo delle spese. Sotto la guida di Hurd, HP è dal 2007 l’azienda che vende più computer al mondo, dal 2006 l’azienda che vende più portatili. Controlla oltre la metà del mercato delle stampanti, sia laser che a getto d’inchiostro. Risultati che si sono tradotti in forti guadagni per l’azienda, ottenuti anche grazie a una serie di tagli piuttosto ingenti: ha licenziato 15 mila lavoratori poco dopo essere diventato CEO, ha ridotto le dimensioni del dipartimento IT da 19 mila a 8 mila impiegati, ha ridotto il numero di software utilizzati dagli impiegati da 6000 a 1500. La crisi è stata appena un venticello: le vendite sono scese solo del 5 per cento durante la fase peggiore della recessione, mentre i profitti continuavano comunque a crescere. Gli affari andavano molto bene quando, alla fine di giugno, l’avvocato di una collaboratrice esterna contatta l’azienda accusando Hurd di aver molestato sessualmente la propria assistita.

Jodie Fisher
La collaboratrice in questione si chiama Jodie Fisher, ha cinquant’anni e una storia non qualunque. Fin dagli anni Ottanta, infatti, Fisher lavorava nel settore del cosiddetto soft-porn, che avete capito cos’è anche senza affrontare acrobatiche traduzioni letterali. Posò mezza nuda per Playboy nel 1980 e fu poi protagonista di diversi film erotici di serie B, robe con titoli come Silk Stalkings, Body of Influence o Sheer Passion, di cui in questi giorni molti stanno ripescando gli improbabili trailer. Nel 2007 Jodie Fisher partecipò a un reality show americano chiamato “Age of Love”, nel quale un gruppo di donne di svariate età – tra cui lei – si contendeva le attenzioni dell’ex tennista australiano Mark Philippoussis. Finito il reality show, Jodie Fisher venne assunta da HP come consulente esterno per faccende di marketing, assunta direttamente dall’ufficio di Mark Hurd.

“Intima relazione”
A giugno, come dicevamo, Fisher accusa Hurd di molestie sessuali. L’azienda apre un’inchiesta interna e arriva a tre conclusioni. Primo: non esistono prove del fatto che Hurd abbia molestato Jodie Fisher. Secondo: esistono diverse prove che mostrano come i due avessero una “intima relazione”. Terzo, e più importante: Hurd falsificava le sue note spese, o le compilava appositamente in modo inaccurato, allo scopo di coprire il trasferimento di diverse somme di denaro dall’azienda a Fisher. Un “comportamento sistematico”.

Spiccioli
Non è ancora chiaro a quanto ammonta la somma sottratta in modo fraudolento a HP, ma i giornali ipotizzano che non vada oltre qualche centinaio di migliaia di dollari (alcuni hanno detto che si tratta di appena ventimila dollari). Il che è piuttosto curioso, se considerate che Hurd era uno dei manager meglio pagati al mondo e in questi mesi stava negoziando un nuovo contratto che gli avrebbe fatto guadagnare 100 milioni di dollari in tre anni. Hurd si è offerto di rimborsare la somma a HP, per la quale però il danno era fatto. Il consiglio di amministrazione ha rifiutato la proposta e Hurd è stato costretto a dare le dimissioni.

I giornali hanno ipotizzato che il trasferimento di denaro servisse a convincere Jodie Fisher a non rivelare l’esistenza della presunta relazione. Hurd è sposato: non ha commentato pubblicamente la vicenda ma fonti interne a HP hanno fatto sapere che ha sempre negato l’esistenza della relazione. Tesi in parte confermata anche dalla stessa Fisher, la cui avvocato ha detto che “non c’è mai stato alcun rapporto sessuale tra i due”. In ogni caso, lo stesso Hurd nel dare le dimissioni ha ammesso di non essersi comportato in modo impeccabile. “Durante l’inchiesta mi sono reso conto che in alcuni casi non ho tenuto fede agli standard e ai principi di fiducia, rispetto e integrità che io stesso avevo promosso in HP”. L’azienda ha appurato anche che alcuni pagamenti regolari a favore di Jodie Fisher sono stati erogati a fronte di nessun lavoro realizzato.

La buonuscita
Passata la bufera dello scandalo sessuale, archiviata quella sui rimborsi falsificati, sulla testa di Mark Hurd è arrivata un’altra discreta quantità di critiche e polemiche, stavolta per via della buonuscita accordatagli da HP dopo le sue dimissioni: 28 milioni di dollari. La cosa sarebbe già di per sé discutibile, considerato che Hurd sta lasciando l’incarico a seguito di comportamenti poco corretti. Diventa urticante se si guarda alla rigidissima severità con cui Hurd ha amministrato gli stipendi dei suoi impiegati durante gli ultimi anni. Oltre ai numerosi tagli al personale, infatti, nel corso della recessione HP ha tagliato del 5 per cento gli stipendi di tutti gli impiegati, rimuovendo diversi bonus e benefit. Lui stesso si tagliò lo stipendio del 20 per cento, ma con l’altra mano si aumentò i bonus per una somma pari a quella di cui si era privato.