• Mondo
  • Lunedì 9 agosto 2010

Obama chiede aiuto all’ayatollah al-Sistani

In una lettera segreta il presidente americano chiede l'intervento del chierico sciita

Iraqi Shiites flash victory signs, showing off their ink marked fingers, after voting in Iraq's constitution referendum, in Baghdad, Iraq, Saturday Oct. 15 2005.Iraqis vote Saturday to give a "yes" or "no" to a constitution that would define democracy in Iraq, a country once ruled by Saddam Hussein and now sharply divided among its Shiite, Sunni and Kurdish communities.The poster shows prominent Shiite cleric Grand Ayatollah Ali al-Sistani. (AP Photo/Karim Kadim)
Iraqi Shiites flash victory signs, showing off their ink marked fingers, after voting in Iraq's constitution referendum, in Baghdad, Iraq, Saturday Oct. 15 2005.Iraqis vote Saturday to give a "yes" or "no" to a constitution that would define democracy in Iraq, a country once ruled by Saddam Hussein and now sharply divided among its Shiite, Sunni and Kurdish communities.The poster shows prominent Shiite cleric Grand Ayatollah Ali al-Sistani. (AP Photo/Karim Kadim)

Il presidente americano Barack Obama ha inviato una lettera privata al Grande Ayatollah Ali al-Sistani, in cui richiede al religioso di intervenire nello scenario politico iracheno. L’Iraq è senza un governo da quando il Parlamento uscito dalle elezioni del 7 marzo ha tentato invano di trovare un accordo sulla formazione di un governo.

Al-Sistani è la più importante autorità religiosa in Iraq e forse il chierico con il maggior seguito nell’Islam sciita. La sua interpretazione della rivelazione islamica quietista, che predica l’astensione delle autorità religiose dall’attività politica diretta, l’ha portato a essere un autorevole interlocutore fra le varie correnti politiche.

Solamente in due occasioni, riconosciute come di estrema importanza, Sistani è intervenuto direttamente nelle vicende dell’Iraq dall’inizio della guerra: a fine 2003, quando chiese elezioni dirette per formare un’assemblea costituente che potesse scrivere una nuova costituzione, e nel 2004 quando si fece promotore di un accordo fra l’esercito americano e le milizie di Muqtada al-Sadr che avevano occupato le città sante di Najaf e Karbala.

L’intenzione di Obama – scrive Foreign Policy che racconta di aver saputo della lettera attraverso la famiglia di Sistani – sarebbe di coinvolgere il Grande Ayatollah per cercare di mettere fini alla crisi politica seguita al mancato accordo di governo, che sta creando instabilità e rischia di far ripiombare l’Iraq in una situazione di estrema precarietà. Il tutto proprio mentre la Casa Bianca procederà al ritiro annunciato qualche giorno fa da Obama.

La speranza è che un intervento dell’autorità religiosa possa convincere l’attuale primo ministro al-Maliki a fare un passo indietro e accettare la designazione di un altro candidato. Questo, probabilmente, non sarebbe Ayad Allawi, capo del partito di maggioranza relativa ma inviso all’Iran, bensì una figura di garanzia, forse dello stesso partito di Maliki.

La lettera arriva due mesi dopo le dichiarazioni del portavoce di Sistani che aveva ventilato la necessità di un intervento da parte del Grande Ayatollah nel caso che la situazione attuale si protraesse troppo a lungo, e un mese dopo la visita del vicepresidente americano Joe Biden che si era detto ottimista per una veloce risoluzione della crisi istituzionale.