Fini risponde al Corriere della Sera

Il presidente della Camera risponde alle domande del Corriere sulla storia della casa a Montecarlo

Sull’edizione di domenica del Corriere della Sera un editoriale del condirettore Luciano Fontana chiedeva al presidente della Camera di affrontare un “chiarimento necessario” riguardo le inchieste giornalistiche sulla casa a Montecarlo. La richiesta fa riferimento a quanto raccontato in una serie di articoli del Giornale riguardo un appartamento ricevuto da Alleanza Nazionale in eredità da una sua facoltosa sostenitrice, venduto poi a un prezzo piuttosto basso a una società offshore con sede ai Caraibi, e poi passato nelle mani di altre società prima di finire, oggi, ad avere come inquilino in affitto Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta Tulliani e cognato di Gianfranco Fini.

Il Corriere chiedeva a Gianfranco Fini di fare luce precisamente su tre punti. Primo: l’identità del compratore della casa, che risulta essere stata acquistata da una società offshore dei cui titolari olandesi si sa molto poco. Secondo: il prezzo, ritenuto dall’editoriale troppo basso per un appartamento di quelle caratteristiche a Montecarlo. Terzo: l”inspiegabile coincidenza”, come definita dall’allora tesoriere di AN, che ha portato suo cognato Giancarlo Tulliani a prendere in affitto l’appartamento.

Il presidente della Camera ha risposto con una lunga nota, in cui spiega che fino a questo momento non aveva rilasciato commenti approfonditi per non intralciare il lavoro della magistratura: “A differenza di altri non ho l’abitudine di strillare contro i magistrati comunisti…”. Fini fa poi riferimento a quanti hanno affermato che “la rilevanza del caso” impone rapidi chiarimenti, utilizzando la stessa espressione usata stamani dal Corriere della Sera ma senza citarlo direttamente. E poi risponde, non prima di avere però ricordato che “il caso è diventato tale per l’ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani, che fingono di ignorare che la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di AN”.

1. L’appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato, quando venne in possesso di A.N., circa quattrocentocinquanta milioni di lire e per tale valore fu regolarmente iscritto a bilancio. La stima fu fatta dalla società che amministra il condominio ed è stata spontaneamente esibita agli inquirenti insieme con gli altri documenti richiesti.

2. Chi ebbe modo di visitare l’appartamento, l’On. Lamorte e la Sig.ra Marino, mia segretaria particolare, riferirono che esso era in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione.

3. Non corrisponde al vero che siano state avanzate a me o, per quel che mi risulta, all’amministratore Sen. Pontone o ad altri proposte formali di acquisto.

4. Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l’appartamento, notoriamente abbandonato da anni.

5. Verificato dagli Uffici di A.N. che l’offerta di acquisto era superiore al valore stimato (trecentomila Euro a fronte di quattrocentocinquanta milioni di lire) e in ragione del fatto che il bene rappresentava unicamente un onere per A.N. (spese di condominio ed altro), autorizzai il Sen. Pontone alla vendita come accaduto altre volte in casi analoghi.

6. Solo per restare nell’ambito dell’eredità Colleoni, alcuni terreni a Monterotondo, un appartamento ad Ostia ed uno in Viale Somalia a Roma furono venduti in tempi diversi con le medesime modalità. In nessuna occasione, a partire dalle assemblee nazionali convocate secondo statuto per l’approvazione dei bilanci, alcun dirigente di AN contestò o sollevò perplessità sulle avvenute vendite essendo evidente che la “giusta battaglia” cui faceva riferimento il testamento consisteva nel rafforzamento del partito anche attraverso nuovi introiti finanziari e non certo attraverso l’utilizzo di terreni o appartamenti (specie se all’estero) non necessari all’attività politica.

7. La vendita dell’appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla.

8. Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite.

Molte di queste cose erano già state dette in questi giorni da diversi esponenti del gruppo di Futuro e libertà, nonché dallo stesso Pontone e da altre persone coinvolte direttamente nella vendita dell’immobile. Ci sono però tre notizie.

La prima è che Fini afferma che AN non ha ricevuto offerte per quell’immobile: il Giornale ha sempre sostenuto il contrario, quindi uno dei due ha torto. È un punto rilevante: l’esistenza delle offerte di cui parla il Giornale, superiori al milione di euro, renderebbe anomala la cessione dell’appartamento a un prezzo così basso. La loro inesistenza, invece, darebbe ragione al presidente della Camera. Però il Giornale non ha ancora fornito prove concrete sull’esistenza di queste offerte, solo voci.

La seconda notizia è la più importante: al punto 4 Gianfranco Fini sostiene che Tulliani gli fece presente l’interessamento di alcune società ad acquistare l’immobile di Montecarlo, suggerendo quindi che i compratori della casa – chiunque essi siano: Fini dice di non saperne “assolutamente nulla” – potrebbero essere stati trovati proprio da suo cognato.

La terza notizia è che Fini dice di essere stato sorpreso e contrariato quando ha saputo che Tulliani aveva preso in affitto l’appartamento, l'”inspiegabile coincidenza” di cui parla il senatore Pontone, senza la quale probabilmente la storia della casa a Montecarlo non sarebbe arrivata sulle pagine dei giornali.

La storia della casa di AN a Montecarlo
Il testo della risposta di Fini