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  • Martedì 3 agosto 2010

Il ritorno dei New York Cosmos

Un imprenditore ha acquistato il marchio della mitica squadra di calcio degli anni Ottanta

Durante i mondiali in Sudafrica, approfittando delle buone partite giocate dalla nazionale di calcio degli Stati Uniti, avevamo raccontato rapidamente la storia dei New York Cosmos, sicuramente il primo esempio di calcio professionistico e spettacolare sul territorio statunitense.

I Cosmos erano la squadra di calcio di New York. Fondata nel 1970, negli anni Ottanta la società mise insieme una squadra di campioni a fine carriera pagandoli una quantità smisurata di quattrini. Nei Cosmos giocavano Pelè e Franz Beckenbauer, Giorgio Chinaglia e Carlos Alberto, Johan Cruyff e Vladislav Bogićević, Johan Neeskens e François Vander Elst. All’epoca il campionato di calcio statunitense – la NASL – assomigliava a quello che oggi è il campionato del Qatar o quello degli Emirati Arabi: enormi quantità di denaro e squadre composte per metà da calciatori poco più che dilettanti e per metà da quasi ex giocatori reduci da grandi carriere all’estero.

L’esperimento si guadagnò molte curiose attenzioni e curiosità, non fosse altro per la possibilità di veder giocare insieme tutti quei campioni, e i New York Cosmos vinsero per quattro volte il campionato professionistico americano. Solo che tutto il baraccone non si teneva in piedi, e nonostante i grandi investimenti da parte delle società gli introiti provenienti da sponsor e pubblico non erano sufficienti a garantire la sopravvivenza alla maggior parte delle squadre professionistiche. Quindi nel 1984 la NASL chiude i battenti per bancarotta, e con lei anche i New York Cosmos. Perché gli Stati Uniti abbiano una nuova lega professionistica degna di questo nome bisognerà attendere il 1993, con la nascita della Major League Soccer, alla vigilia dei mondiali di calcio americani del 1994. Nel 2006, ESPN dedicò un bel documentario alla NASL e al mito dei New York Cosmos.

Fine del ripassone storico: la notizia è che i New York Cosmos sono stati di fatto rifondati, e si preparano a tornare a partecipare al calcio professionistico statunitense. Un gruppo di imprenditori guidato dall’uomo d’affari inglese Paul Kemsley ha acquistato i diritti a utilizzare il nome del club e ha annunciato di voler nominare presidente onorario Pelé, a suo tempo stella della squadra.

“È fantastico”, ha detto Pelé, “abbiamo lavorato molto per riportare il calcio a New York e adesso finalmente ci sono delle persone disposte a sostenerci”

In realtà, non è che New York non ha una squadra di calcio. Ci sono i New York Red Bulls, la squadra che una volta si chiamava Metrostars e che in queste settimane ha ingaggiato dal Barcellona l’attaccante francese Thierry Henry e il capitano della nazionale messicana Rafael Marquez. Pelé ha detto di sperare di assistere presto a un derby tra Cosmos e Red Bull e il direttore esecutivo della squadra ha confermato che l’obiettivo è giocare il prima possibile nella Major League.

Se stessimo parlando di un qualsiasi campionato europeo o sudamericano, il percorso dei Cosmos sarebbe segnato: partire dalle categorie inferiori e cominciare ad avvicinarsi alla Major League cercando di ottenere una promozione dopo l’altra. Negli Stati Uniti non funziona così. La Major League è un campionato a sé, e non ci sono promozioni o retrocessioni: ci sono un certo numero di squadre partecipanti e una presidenza di Lega che decide collegialmente se e come apportare cambiamenti alla griglia di partenza, sulla base dei risultati sportivi ma anche sull’interesse del pubblico e sui possibili introiti commerciali.

Insomma, i Cosmos devono solo presentare un progetto economico e sportivo capace di stare in piedi e promettere ulteriore spettacolo. La volontà della lega è quella di ospitare una seconda squadra per New York, dando vita a un derby di notevole fascino. “Siamo decisi a portare a New York la ventesima squadra della lega, e dare una rivale ai Red Bulls”, ha detto il commissario della Major League Don Garber. “C’è ancora molto da fare, e non è detto che ce la faremo: ma portare un’altra squadra a New York è il nostro obiettivo”.