L’Olanda si ritira dall’Afghanistan

L'Olanda è il primo paese della NATO a lasciare le operazioni militari in Afghanistan

Afghan demonstrators burn the Dutch's flag during a demonstration against the reproduction of cartoons depicting the Prophet Muhammad in Danish newspapers and an upcoming Dutch film criticizing the Quran in Kabul, Afghanistan on Friday, March 21, 2008. Around 5,000 Afghans chanted slogans and burned Danish and Dutch flags Friday in the latest in a series of protests over perceived insults to Islam. (AP Photo/Musadeq Sadeq)
Afghan demonstrators burn the Dutch's flag during a demonstration against the reproduction of cartoons depicting the Prophet Muhammad in Danish newspapers and an upcoming Dutch film criticizing the Quran in Kabul, Afghanistan on Friday, March 21, 2008. Around 5,000 Afghans chanted slogans and burned Danish and Dutch flags Friday in the latest in a series of protests over perceived insults to Islam. (AP Photo/Musadeq Sadeq)

Il dibattito di queste settimane sulla guerra in Afghanistan e sulle sue ragioni si arricchisce oggi di un nuovo elemento, dal momento che l’Olanda ha ufficialmente concluso oggi il suo coinvolgimento militare in Afghanistan, concludendo il ritiro dei suoi 1850 soldati. Si tratta del primo contingente NATO a effettuare il ritiro. Il comando delle operazioni in carico alle truppe olandesi è stato passato ai soldati britannici e australiani durante una breve cerimonia, durante la quale le forze alleate e la NATO hanno elogiato il loro operato. Durante i quattro anni di impegno olandese in Afghanistan, 24 soldati del contingente hanno perso la vita

La decisione di ritirarsi è arrivata al termine di un dibattito pubblico molto teso, cominciato con la richiesta da parte della NATO di estendere la partecipazione alla missione e attraversato anche dalla crisi della coalizione di governo, spaccatasi proprio sul tema della guerra in Afghanistan. Non sembra che il ritiro delle truppe possa interrompere le polemiche: in Olanda si continua a discutere delle conseguenze che avrà sul paese il ritiro delle truppe, anche in relazione a una dichiarazione di un portavoce talebano riportata dal quotidiano Volksrant, che faceva le sue “congratulazioni di vero cuore ai cittadini e al governo dell’Olanda” per la decisione di ritirare i soldati.

In ogni caso, l’operato dei soldati olandesi sarà ricordato come uno dei più positivi di questa operazione militare. Le truppe erano dislocate nella provincia di Uruzgan, nel sud del paese, dove hanno messo in piedi una strategia di governo del territorio chiamata 3D: sviluppo, diplomazia e difesa (in inglese, development, diplomacy e defence). Il piano ha ottenuto buoni risultati e di recente lo stesso presidente statunitense Obama aveva definito “eccezionale” l’apporto dei soldati olandesi alla guerra in Afghanistan.

La BBC ricorda che le ridotte dimensioni del contingente olandese non sono tali da generare grandi differenze per la NATO. Rimane però il dato politico, in una fase in cui in diversi paesi le perplessità dei cittadini nei confronti della guerra si fanno crescenti. Del resto, le tabelle di marcia sono già fissate: il Canada dovrebbe ritirare le proprie truppe nel 2011, la Polonia nel 2012, il Gran Bretagna nel 2014. Gli stessi Stati Uniti hanno promesso di cominciare il ritiro delle truppe nell’estate del 2011.

Non è detto però che il ritiro dell’Olanda faccia necessariamente da incentivo al disimpegno degli altri paesi. Newsweek ha ricordato questa settimana la protezione delle persone più deboli, tra le ragioni della presenza occidentale in Afghanistan. Il quotidiano canadese Montreal Gazette ha dato molta evidenza alle dichiarazioni di gratitudine dei talebani nei confronti del governo olandese, titolando in modo eloquente: questo è quello che ci aspetta, se ci ritireremo dall’Afghanistan.