Chi sono i probiviri del PdL?

Li hanno evocati contro Fabio Granata, ma non si sono mai riuniti e individuarli non è facile

Non si sono mai riuniti e forse qualcuno di loro non sa nemmeno di far parte del Collegio nazionale dei probiviri del Popolo della Libertà. L’organo del partito della maggioranza è stato chiamato in causa in questi giorni per giudicare le dichiarazioni di Fabio Granata, che ha chiesto di affrontare con decisione la questione morale all’interno del PdL. I probiviri vengono utilizzati come una minaccia, ma nessuno sa di preciso chi siano o quali compiti possano assolvere.

Andiamo per ordine. Probiviri è un termine latino, utilizzato al plurale, per indicare gli “uomini onesti” (probi viri), ovvero quelle persone alle quali viene riconosciuta una certa autorità morale che può essere esercitata per giudicare e risolvere i problemi all’interno di una associazione o una istituzione: una sorta di garanti. La legge italiana prevede la presenza dei collegi dei probiviri nelle società già da fine Ottocento, e il Popolo delle Libertà ha “importato” questa abitudine anche in politica, sulla scia di quanto aveva già fatto Forza Italia con la costituzione di un proprio Collegio dei probiviri.

Lo statuto del Pdl dedica numerosi articoli della propria quinta sezione agli “Organi di giurisdizione interna” come quello dei probiviri. Il partito prevede un Collegio nazionale costituito da nove membri, eletti dal Congresso nazionale. Per essere probiviri occorre essere soci del partito, avere almeno quarant’anni e non ricoprire altri incarichi di rilievo all’interno del partito. La carica dura tre anni e si può essere rieletti.

Il Collegio nazionale dei Probiviri è competente a giudicare:

– le infrazioni disciplinari commesse dagli associati del Popolo della Libertà che siano membri del Consiglio nazionale;
– i ricorsi relativi ai Congressi Provinciali e delle Città Capoluogo;
– i ricorsi relativi alla conformità allo Statuto degli atti adottati dagli Organi del Popolo della Libertà regionali e nazionali;
– i ricorsi aventi a oggetto conflitti fra organi deI Popolo della Libertà;
– i ricorsi contro le operazioni elettorali e la proclamazione degli eletti nel Congresso Nazionale, con esclusione del Presidente nazionale e dei membri elettivi dell’Ufficio di Presidenza; In ordine alle decisioni di cui ai precedenti punti, il Collegio dei Probiviri è giudice unico non appellabile. Per le infrazioni disciplinari di cui alla lettera a) è ammessa l’impugnazione per revocazione avanti lo stesso Organo, in relazione a fatti non riconosciuti all’epoca del giudizio.

I probiviri decidono a maggioranza con l’intervento di almeno cinque membri e i provvedimenti che assumono sono definitivi. Ogni componente del partito che ritiene sia stata violata una norma dello statuto o sia stata commessa una infrazione disciplinare può decidere di ricorrere al Collegio dei probiviri. Dunque qualsiasi altro collega di partito di Granata potrebbe fare domanda per far partire un’indagine disciplinare da parte del Collegio.

I probiviri possono decidere di sospendere o espellere un membro del partito che abbia palesemente violato lo statuto o abbia arrecato danno al Pdl: «L’espulsione è inflitta per infrazioni gravi alla disciplina del Movimento o per indegnità morale o politica». Chi viene espulso può poi tentare un ricorso.

I compiti dei probiviri sono dunque abbastanza chiari, mentre rimane invece oscura la loro identità. Il sito web del Popolo della Libertà non ha una sezione dedicata a questo particolare collegio e nella documentazione disponibile online non compaiono dichiarazioni ufficiali sui nove probiviri (si trova solamente il pdf dei probiviri di Forza Italia). Il collegio non si è peraltro mai costituito formalmente né riunito, che si sappia. L’elenco ufficioso dei nomi può essere ricostruito basandosi sui verbali del Congresso del Pdl.

Vittorio Mathieu: filosofo, tra i fondatori di Forza Italia è da tempo membro dell’Opus Dei e della Massoneria. Non è in Parlamento ed era già nel Collegio nazionale dei probiviri di Forza Italia.
Giuliano Urbani: ex ministro per i Beni Culturali, è tra i fondatori di Forza Italia ed è consigliere d’amministrazione della Rai.
Guido Possa: vendeva con Silvio Berlusconi le scope elettriche porta a porta. Per sette anni in Fininvest, aderisce poi a Forza Italia e diventa deputato nel 1996. Nel 2001 diventa viceministro all’Istruzione, Università e Ricerca collaborando con Letizia Moratti.
Maria Teresa Armosino: è presidente della provincia di Asti, fu eletta per la prima volta in Parlamento nel 1996 con Forza Italia. È deputata e mantiene dunque un doppio incarico.
Luigi Cella: è avvocato.
Marsilio Casale: è avvocato.
Sergio Gallo: magistrato, è stato capo di gabinetto del sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Francesco Paolo Sisto: è avvocato penalista, è deputato dal 2008 e fa pare della seconda Commissione giustizia.
Francesco Tofoni: era di Alleanza Nazionale ed è stato amministratore delegato di Atm Servizi, l’azienda di trasporto pubblico milanese. Tofoni è molto amico di Ignazio La Russa, che non ha risparmiato dure critiche nei confronti di Granata. Si profila un conflitto di interessi.