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  • Giovedì 15 luglio 2010

Questa donna può davvero diventare Presidente?

Time cerca di fare chiarezza tra le aspirazioni di Sarah Palin, le voci di corridoio e le sue reali possibilità

Former Alaskan Gov. Sarah Palin speaks during the NRA national convention in Charlotte, N.C., Friday, May 14, 2010. (AP Photo/Chuck Burton)
Former Alaskan Gov. Sarah Palin speaks during the NRA national convention in Charlotte, N.C., Friday, May 14, 2010. (AP Photo/Chuck Burton)

I media statunitensi non hanno praticamente mai smesso di discutere delle velleità presidenziali di Sarah Palin. Fino al novembre del 2008 lo hanno fatto relativamente alla sua candidatura insieme a John McCain, dal giorno dopo lo hanno fatto immaginando una sua candidatura a presidente per il 2012. L’ex governatrice dell’Alaska non ha fatto nulla per smentirli, anzi: ha fondato un comitato di azione politica per raccogliere fondi, ha scritto un libro che ha venduto moltissimo, ha firmato un contratto con FOX News, ha girato gli Stati Uniti sostenendo candidati al congresso. Ha dato le dimissioni da governatore dell’Alaska per avere più tempo da dedicare alla propria promozione, con quella che finora è stata la decisione più controversa della sua relativamente breve carriera politica. E ha continuato a mantenere un velo di ambiguità e incertezza riguardo le sue intenzioni future.

I repubblicani sono divisi sul suo conto. Alcuni la considerano come l’unica persona in grado di rivitalizzare la base e trasformare in una risorsa movimenti di estrema destra come i tea party, che altrimenti potrebbero finire per danneggiare il partito. Altri la vedono invece come un candidato minoritario, buona per entusiasmare i repubblicani, con la sua demagogia conservatrice, ma pessima per guadagnarsi il consenso degli elettori indipendenti e delle minoranze, fondamentale per vincere nei cosiddetti swing states, gli stati in bilico tra democratici e repubblicani che decidono le sorti delle elezioni presidenziali.

Lei intanto continua a lavorare sulla sua popolarità, e i media continuano a osservarla con particolare attenzione. La settimana scorsa, poi, Sarah Palin ha diffuso un video su Youtube. Uno spot lungo due minuti sulle cosiddette “mama grizzlies”, le mamme orse che quando fiutano un pericolo per i loro piccoli si mettono sulle zampe posteriori e sono pronte a fare di tutto per difenderli.

Il video è una sbrodolata di retorica populista, realizzata magistralmente. E ha riscosso un tale successo da ridisegnare completamente lo scenario della nomination repubblicana della Casa Bianca, scrive Time Magazine, prima ancora dell’inizio della campagna elettorale. Non solo: “è un segno inequivocabile del suo tentativo di condizionare il risultato delle elezioni di metà mandato e lanciare una sfida agli altri repubblicani in vista delle presidenziali del 2012”. La forza di Sarah Palin, sostiene Time, non sta nelle sue proposte o nei suoi argomenti: non ha bisogno di condizionare il dibattito pubblico sui temi concreti, nemmeno per distanziarsi dalla Casa Bianca. Quello che le serve è lavorare sulle emozioni: il modo migliore per costruire un movimento, come sa bene lo stesso Obama. La chiave di Palin sono le donne, anzi: le mamme.

John McCain aveva notato questa caratteristica di Sarah Palin quando la scelse come suo vice. La scelta non lo aiutò, come sappiamo, ma questo spot e la grandissima attenzione che ha ricevuto sono l’ennesima dimostrazione di quanto Palin sia ormai una star. Moltissimi repubblicani, anche tra quelli che avevano bocciato il dilettantismo e l’improvvisazione delle prime uscite di Sarah Palin, si dichiarano ora ammirati dalla sua competenza e dal suo nuovo approccio.

Gli americani sono tutt’ora piuttosto scettici. La base repubblicana la adora, gli altri non vogliono saperne. L’ultimo sondaggio commissionato dallo stesso Time la vedrebbe perdere di quasi venti punti percentuali in una ipotetica candidatura contro Obama. Ma sono sondaggi che potrebbero importare poco. Sarah Palin sta approfittando della campagna elettorale in vista delle elezioni di metà mandato per costruirsi una rete di sostenitori e finanziatori su tutto il territorio nazionale, allo scopo di costruirsi un momentum con l’inizio del 2011. L’obiettivo finale – arrivare alla Casa Bianca – sarà pure complicato da raggiungere, ma quello iniziale – vincere la nomination tra i repubblicani – è pienamente alla sua portata.

Parte con un vantaggio: sarà probabilmente l’unica donna tra sei o sette repubblicani uomini. E finché terrà in bilico la sua decisione, di fatto congelerà la corsa, impedendo ad altri candidati papabili di farsi largo, alimentando la frenesia dei media per poi saltare dentro la corsa in qualsiasi momento vorrà.

Proprio per questo, scrive Time, Sarah Palin potrebbe approfittarne per candidarsi all’ultimo momento possibile – novembre 2011 – a poche settimane dalla prima tornata di primarie, in Iowa. Perché il suo curriculum e la sua popolarità le permetterebbero di ottenere in pochissimo tempo quello a cui gli altri candidati avranno lavorato per mesi: e nel frattempo l’ombra di una sua candidatura potrebbe aver tenuto ai margini i finanziatori più grossi.

Escluso il Presidente, Sarah Palin è già oggi la figura politica più visibile e popolare degli Stati Uniti. Probabilmente lo sarà ancora di più nei prossimi mesi: dopo un anno di discorsi ben pagati, libri di successo e ospitate su Fox, in agosto girerà per promuovere l’edizione economica del suo primo libro. Poi, in autunno, andrà in onda la sua serie di documentari sull’Alaska. Dopo le elezioni di metà mandato uscirà il suo secondo libro.

Palin gioca sulla sua imprevedibilità e, come mostra il suo nuovo video, si adatta con rapidità a qualsiasi scenario. “Lei sa fare cose che non si possono insegnare”, dice Mark McKinnon, stratega elettorale di George W. Bush e John McCain. “Quello che non sa, invece, lo può imparare. E lo sta facendo in fretta”.