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  • Lunedì 5 luglio 2010

Come costruire una bomba atomica

Quali tappe deve percorrere l'Iran prima di ottenere la bomba, e perché non si tratta di una cosa dietro l'angolo

Uno dice: l’Iran vuole farsi la bomba atomica. Bisogna fare qualcosa: promuovere le sanzioni, usare la leva del commercio, sostenere i manifestanti antigovernativi. L’Iran vuole farsi la bomba atomica: non possiamo mica stare a guardare. Il direttore della CIA, Leon Panetta, ha detto qualche giorno fa che l’Iran potrebbe avere la bomba tra due anni. Altri hanno fatto stime ben più preoccupanti, fortunatamente poi smentite dal passare del tempo: Charles Krauthammer, editorialista conservatore del Washington Post, scrisse nel 2004 che l’Iran avrebbe avuto la bomba “entro la fine del secondo mandato di Bush”. Poi nel gennaio del 2006 disse che era “questione di mesi” e a settembre, quando ancora non c’era nessuna bomba, scrisse che “ci vorrà più o meno un anno”.

Ora, è certamente vero che non possiamo stare a guardare quello che combina il regime iraniano, non fosse altro per i milioni di persone che patiscono le sofferenze della dittatura. La vicenda del nucleare è però un po’ più complessa. E la costruzione di una bomba atomica da parte dell’Iran non è dietro l’angolo: si può fare, ma è una cosa lunga e complicata. Joseph Cirincione ed Elise Connor lo raccontano su Foreign Policy, mettendo in fila e spiegando i passi che l’Iran dovrà compiere se vorrà dotarsi di armi nucleari. Quello di Panetta è il cosiddetto worst-case-scenario: l’Iran avrà la bomba tra due anni solo se tutto dovesse andare alla perfezione. Gli esperti ne dubitano.

Primo passo: la decisione
È certo che l’Iran sta acquisendo la tecnologia necessaria alla costruzione di una bomba. Quello che non è certo è che abbiano deciso di farla: il governo rivendica di voler utilizzare i reattori solo per produrre energia e alcuni esperti sostengono che potrebbe fare come il Giappone, acquisendo le tecnologie necessarie ma fermandosi un attimo prima della costruzione della bomba, opzione che rappresenta rischi politici eccessivamente elevati.

“Nessuno sa per certo se l’Iran ha preso o no questa decisione”, dice Sharon Squassoni, esperta del Center for Strategic and International Studies. “Ovviamente è nel loro interesse mantenere ambiguità a riguardo”

Secondo passo: l’uranio
Se l’Iran dovesse decidere di fare la bomba, dovrebbe accumulare una quantità significativa di uranio arricchito o plutonio. L’Iran sta lavorando per arrivare a produrli entrambi, anche se per quel che riguarda il plutonio si trova ancora molto indietro. Per produrre l’uranio arricchito, invece, ci sono due strade. La prima è quella dell’utilizzo dello stabilimento di Natanz per prendere uranio naturale e arricchirlo abbastanza da poterlo usare nella produzione della bomba: una mossa del genere violerebbe il Trattato di non proliferazione e costringerebbe l’Iran a uscire dal trattato e cacciare gli ispettori internazionali fuori dal paese. A quel punto, in un anno avrebbero abbastanza uranio per realizzare una bomba. La seconda strada è quella di produrre uranio arricchito a basso potenziale, dicendo che serve per produrre energia, e prendere tempo: poi a un certo punto, accumulata una certa quantità di uranio già arricchito, continuare il processo così da poterlo mettere nelle bombe (e uscire dal trattato, e cacciare gli ispettori). A quel punto l’Iran potrebbe avere l’uranio necessario per una bomba in tre o sei mesi. Poi però bisognerebbe convertirlo: portarlo dallo stato gassoso allo stato metallico.

Terzo passo: la testata
Anche con in mano l’uranio arricchito, la procedura non è finita. Ammesso che l’Iran abbia già progetti e componenti necessari, serve almeno un altro anno per costruire una testata. Dato che l’Iran non sembra aver fatto grandi passi in questa direzione, finora, gli anni potrebbero pure diventare cinque. Un periodo da dedicare alla costruzione di tutti i materiali non nucleari e al loro test. A un certo punto dovranno fare anche un test nucleare, con una vera bomba. E il test farebbe aumentare a dismisura la pressione internazionale sull’Iran.

Quarto passo: miniaturizzare la bomba
Dal momento in cui ha l’uranio arricchito, in realtà potrebbe bastare un solo anno per realizzare una bomba artigianale: ma sarebbe una bomba pesantissima, pesante al punto da non poter essere caricata su missili o aerei. Perché rappresenti davvero una minaccia e un deterrente, la bomba dev’essere miniaturizzata. E non si tratta di una cosa semplice, anzi: si tratta probabilmente della sfida tecnologica più complicata dell’intero processo. Le prime testate prodotte dagli Stati Uniti pesavano tra i quattro mila e i cinque mila chili. Servirono sei o sette anni di lavoro e test molto intensi per arrivare ai mille chili, il peso giusto per il trasporto su aereo o missile.

Quinto passo: il missile
L’Iran avrà bisogno di un veicolo, di un mezzo su cui far viaggiare la bomba: un missile balistico, che segua una determinata traiettoria, esca dall’atmosfera e rientri solo poco prima di colpire il suo obiettivo. La testata dev’essere costruita in modo che arrivi integra a destinazione, superando temperature molto alte e molto basse, vibrazioni fortissime, forza di gravità, eccetera. Anche questo passo non è affatto semplice.

Sesto passo: le distanze
Oggi, un missile balistico iraniano può colpire ovunque nell’arco di 1600 chilometri dal confine iraniano, portando bombe non più pesanti di 750 chilogrammi: possono colpire appena i loro stati confinanti. Un rapporto dell’Istituto internazionale per gli studi strategici ha concluso che l’Iran non sarà capace di costruire missili a lunga gittata – capaci di colpire almeno l’Europa occidentale – prima del 2014. E serviranno ancora più anni prima di costruire missili capaci di colmare i nove mila chilometri che separano l’Iran dagli Stati Uniti. L’Iran può accelerare la procedura grazie al sostegno di altre nazioni: anche a questo si devono i tentativi degli americani di isolare Ahmadinejad e privare l’Iran del sostegno di Russia e Cina.

Insomma: ci vuole del tempo. E nel frattempo, scrive Foreign Policy, meglio non agitarsi. C’è un crescente movimento d’opinione negli Stati Uniti che chiede un intervento diretto, anche militare, per fermare il programma nucleare iraniano. In realtà, come ha detto lo stesso capo di stato maggiore statunitense, un attacco preventivo all’Iran sarebbe “incredibilmente destabilizzante” nei confronti dell’intera area.

Quindi, la prossima volta che sentite un’opinionista dire che l’Iran sta per mettere le mani sulla bomba, non vi spaventate. Come il ragazzo che gridava sempre al lupo, questi opinionisti potranno pure avere ragione, un giorno. Al momento, però, l’Iran è ancora in alto mare.