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  • Venerdì 2 luglio 2010

Un milione di ascoltatori, secondo la questura

L'ultima rilevazione effettuata con i diari non piace ai soci dell'ente: i dati non sono affidabili e lontani dalla realtà

Le modalità utilizzate per l’ultima rilevazione degli ascolti radiofonici da parte di Audiradio non sono piaciute a numerosi soci, che secondo un articolo di ItaliaOggi di giovedì potrebbero chiedere a breve la sospensione del nuovo sistema utilizzato. Oggetto del contendere è la nuova modalità di rilevazione degli ascolti che, oltre alle tradizionali indagini telefoniche, prevede la compilazione di un “diario” da parte degli ascoltatori del campione statistico per misurare le loro preferenze di ascolto nel corso di tre settimane consecutive. I dati raccolti con questa nuova soluzione presentano sensibili scompensi rispetto alle precedenti rilevazioni e non convincono buona parte dei soci di Audiradio.

L’ente che si occupa delle indagini sull’ascolto radiofonico in Italia viene del resto criticato spesso per le metodologie utilizzate per le rilevazioni, che secondo i detrattori non forniscono un quadro veritiero sull’ascolto delle emittenti radiofoniche nel nostro paese. La prima indagine Audiradio risale al 1988, quando l’ente fu messo insieme dalle Aziende Utenti di Pubblicità (UPA). I pubblicitari volevano uno strumento per rilevare gli ascolti delle emittenti private nazionali, della Rai e delle radio locali per orientare meglio i loro investimenti con inserzioni mirate. A otto anni dalla nascita, Audiradio divenne una società vera e propria che oggi comprende tra i tanti soci UPA, Rai, Finelco (105, Rmc e Virgin) Radio Dimensione Suono, RCS Mediagroup, RTL 102.5 e Monradio.

A differenza dai dati Auditel – la cui attendibilità è stata a sua volta discussa ma legata alle rilevazioni di una tecnologia – i dati Audiradio vengono compilati sulla base delle dichiarazioni degli ascoltatori: si tratta di una sorta di exit poll dei programmi radio. Finora i compilatori telefonavano a un campione di persone (il campione era stato di recente diversificato con l’introduzione di una quota di contatti verso i telefoni cellulari) e chiedevano quali programmi avessero ascoltato nei giorni precedenti e in quali orari. Adesso siamo passati alle dichiarazioni autoprodotte dal campione, i diari. Ci sono quindi diverse variabili che possono diminuirne l’affidabilità, e che secondo alcuni spiegano le notevoli variazioni che a volte riguardano i dati (c’è un vecchio dibattito tra gli addetti ai lavori, che va dalla diffidenza alla dietrologia). Ma i nuovi criteri – che hanno anche cambiato nuovamente la frequenza dei risultati, ora trimestrali dopo essere stati bimestraili negli ultimi due anni – potrebbero avere complicato ulteriormente le cose.

Secondo ItaliaOggi, sarebbero gli stessi UPA, Assocomunicazione, Rtl 102.5, RDS, Radio e Reti e Finelco a contestare l’ultima rilevazione effettuata con i diari e a voler chiedere la sospensione dello stesso sistema. La richiesta potrebbe essere formulata il prossimo 5 luglio quando si riunirà il consiglio di amministrazione di Audiradio:

In sostanza non convincono i dati di ascolto della radio nel giorno medio, attribuiti nell’ultima rilevazione (9 gennaio – 2 aprile) alle singole emittenti con metodo Diari (prima si usavano solo le interviste telefoniche): giudicate eccessive le crescite dei canali Rai, di DeeJay, di R101 e altrettanto eccessivi i cali, per esempio, di Rds. Il tutto, tra l’altro, senza che fosse accaduto nulla di eclatante sui palinsesti.

La scorretta composizione del campione statistico per l’indagine con i diari avrebbe falsato i risultati dell’indagine. Il problema è stato ammesso dallo stesso direttore generale di Audiradio, Pietro Varvello, che nel corso dell’ultimo consiglio di amministrazione del 21 giugno ha ammesso uno strano «spostamento dell’età media, un invecchiamento dell’ascoltatore, un aumento del volume di target femminile, rispetto al panel Cati», ovvero l’indagine tradizionale condotta al telefono.

Utilizzando i soli risultati del panel condotto con i diari, i pubblicitari si ritrovano dunque con un universo di ascoltatori difforme dalla realtà, perché più vecchio ed eccessivamente sbilanciato verso il pubblico femminile (favorendo così Radiorai, per esempio, che non è tra i critici del nuovo metodo). E con dati poco affidabili, per gli inserzionisti diventa difficile calibrare i messaggi pubblicitari sulle varie emittenti e nei diversi momenti della giornata, con conseguenze disastrose per i loro investimenti. I dati di ascolto errati possono inoltre condizionare le sorti degli stessi programmi radiofonici, inducendo i responsabili delle emittenti a ritoccare i palinsesti per contrastare le perdite di ascoltatori. Da qui la volontà di vederci chiaro e la richiesta di interrompere l’esperienza con i diari in attesa di una revisione del sistema, per ora affiancato all’abituale rilevazione telefonica.

Vincenzo Vitelli, il presidente di Audiradio, sembrerebbe orientato ad accogliere la richiesta dei soci per sospendere la rilevazione trisettimanale con i diari. Il sistema sarà probabilmente messo in pausa, in attesa della costituzione di un nuovo campione statistico maggiormente rappresentativo.

Nel frattempo, il 2010 potrebbe proseguire con rilevazioni solo tramite interviste telefoniche, ovvero il metodo Cati: metodo che, nei suoi risultati 2010, ha sostanzialmente confermato, a differenza dei diari, le posizioni di classifica 2009 per tutte le emittenti.

Il nuovo sistema per l’indagine statistica è costato ai network radiofonici nazionali il raddoppio delle spese rispetto al 2009: 3,5 milioni di euro.