Il ritorno al nucleare è anticostituzionale

La Corte Costituzionale boccia il decreto legge con cui il governo ha sancito il ritorno al nucleare

L’annunciato e strombazzato ritorno dell’Italia al nucleare, cardine della politica energetica del governo Berlusconi, potrebbe essere già arrivato al capolinea. Almeno nella forma in cui il governo lo aveva immaginato e impostato.

La Corte Costituzionale ha bocciato una parte piuttosto importante del decreto legge del 3 agosto 2009, che sanciva la riapertura delle centrali. È stato di fatto cancellato l’articolo 4, il cui testo enfatizzava l’importanza del ritorno al nucleare, spiegava che questo sarebbe stato realizzato facendo massiccio ricorso a capitali privati e che il governo avrebbe potuto nominare dei commissari straordinari – con poteri straordinari – per determinare l’ubicazione e la costruzione delle centrali e dei siti dove stoccare le scorie.

La Corte Costituzionale considera incostituzionale la legge perché reputa incompatibile l’urgenza della costruzione delle centrali nucleari con il ricorso ai capitali privati: “Trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della realizzazione delle opere medesime”. La questione era stata sollevata dalla Toscana, dall’Umbria, dall’Emilia Romagna e dalla provincia autonoma di Trento, secondo cui con questo decreto legge il governo scavalcava in modo illegittimo le loro competenze. La Corte dà loro ragione:

“Se le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi. […] I canoni di pertinenza e proporzionalità richiesti dalla giurisprudenza costituzionale al fine di riconoscere la legittimità di previsioni legislative che attraggano in capo allo Stato funzioni di competenza delle Regioni non sono stati, quindi, rispettati”

Un altro colpo ai progetti del governo potrebbe arrivare domani, e sempre dalla Corte Costituzionale: verrà infatti pubblicato il pronunciamento relativo al ricorso promosso da undici regioni, riguardante la mancata previsione della necessità di un’intesa con regioni ed enti locali sull’ubicazione delle centrali.