Quattro ragioni in difesa del multitasking

Sul sito della Harvard Business Review, comincia la rimonta dei favorevoli a fare più cose insieme

Democratic presidential candidate, Sen. Barack Obama, D-Ill., talks on the phone with a potential voter at his campaign office in Brighton, Colo., Sunday, Oct. 26, 2008. (AP Photo/Jae C. Hong)
Democratic presidential candidate, Sen. Barack Obama, D-Ill., talks on the phone with a potential voter at his campaign office in Brighton, Colo., Sunday, Oct. 26, 2008. (AP Photo/Jae C. Hong)

Il multitasking, la possibilità di fare molte cose assieme, è diventato di recente il capro espiatorio di ogni problema di internet e del nostro rapporto con le nuove tecnologie. Assodato che ci ha cambiato abbastanza la vita, siamo passati a indagare se ci stesse cambiando anche il cervello e abbiamo poi scoperto che non è nemmeno efficace quanto pensavamo, e che invece di farci fare le cose prima ci fa fare le cose male. Leader e portavoce della battaglia contro il multitasking (e contro altri tratti delle nostre nuove vite tecnologiche) è diventato Nicholas Carr, autore del famoso articolo “Google ci rende stupidi?” e del più recente libro “The shallows“, nonché di molti articoli critici sulla rete e sull’uso che ne facciamo. Carr ha fatto fare al revisionismo contro l’esaltazione di internet dei passi da gigante in poco tempo, e quelli che sono stati a lungo luoghi comuni sui suoi pregi assoluti, stanno ultimamente diventando luoghi comuni sui suoi difetti, in un’altalena di conformismi tipica di molti dibattiti.

Così, è interessante il tentativo di ricostruire degli argomenti a favore del vituperato multitasking da parte di David Silverman, imprenditore, scrittore ed esperto di business che scrive sul sito della Harvard Business Review. La settimana scorsa Silverman ha scritto un post intitolato “In difesa del multitasking” strutturato in quattro punti e quattro elementi difensivi.

Non negherò che la concentrazione su una singola questione spesso produce ottimi risultati. Né proverò ad aggiungermi agli sventati (e scientificamente smentiti) che dicono “Sì, ma io sono diverso e riesco a fare benissimo dieci cose assieme”.
Ma ricordiamoci che anche l'”unitasking” ha le sue controindicazioni: soprattutto che se funziona per una persona, può rallentare gli altri. Il multitasking non è solo una dipendenza per quelli di noi che non riescono a mantenere la concentrazione; è cruciale per la sopravvivenza sul lavoro di oggi. Per capirlo, pensate ai computer, dove è nato il concetto del multitasking.

Per Silverman il multitasking dei computer ha permesso di concepire sistemi in cui qualunque imprevisto può essere gestito immediatamente e senza aspettare le sue conseguenze estreme né bloccare lo svolgimento delle altre funzioni (il nostro corpo, per esempio, è in perenne multitasking: il punto è quale multitasking siamo in grado di svolgere e quale no). E arriva ai cinque punti.

1. Il multitasking permette di ottenere e dare informazioni importanti più rapidamente.
Spiega Silverman che se lui spegne il telefonino per un pomeriggio intero e al suo ufficio arriva da un cliente una richiesta che lo riguarda, un suo collaboratore può impiegare tutto il pomeriggio a venirne a capo, mentre con lui disponibile poteva essere smaltita in mezzora.

2. Evita agli altri di perdere tempo.
Stare su un solo impegno senza distrarsi significa che altri sprecheranno tempo nell’attesa di una tua risposta. Restando all’esempio del punto 1, se il cliente non è rintracciabile perché concentrato su un’altra cosa non potrà spiegare che voleva una cosa molto più semplice e Silverman e il suo collaboratore avranno lavorato invano.

3. Ti consente di dedicarti proficuamente ad altro quanto rimani bloccato.
Può capitare di non riuscire a venire a capo di un impegno, e girare in tondo o perdere tempo su una soluzione che non arriva, o dover aspettare qualcosa o qualcuno per portarlo a termine. Ci si può alzare e fare due passi, rilassarsi e guardare il soffitto o dedicarsi a un’altra cosa da fare o in sospeso, piuttosto che insistere o perdere tempo sul primo impegno.

4. Più alta è la responsabilità, più importante il multitasking.
Adesso, seriamente, Obama può sottrarsi al multitasking? Può dire “oggi non disturbatemi che devo aggiornare la mia pagina di Facebook, o che devo risolvere la questione del petrolio in Louisiana”? Concentrarsi su una sola cosa è possibile se si hanno poche cose da fare, ma se diventano tante non sono scaglionabili sequenzialmente a meno di grandi inefficienze e gravi conseguenze.

Chi contesta il multitasking, dice Silverman, è come un fumatore che ripeta ogni giorno che il fumo fa male.

La verità è che ne abbiamo bisogno, del multitasking, quanto l’aria che respiriamo