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  • Giovedì 17 giugno 2010

BP peggiora le cose con due parole: “small people”

Il presidente svedese della compagnia responsabile della catastrofe ambientale inciampa nell'inglese, e infuria ulteriormente gli americani

From left; BP Chairman Carl-Henric Svanberg, BP CEO Tony Hayward, BP Managing Director Bob Dudley, and BP America Inc. Chairman Lamar McKay, speak to the press outside the White House in Washingotn, Wednesday, June 16, 2010, following a meeting with President Barack Obama. (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
From left; BP Chairman Carl-Henric Svanberg, BP CEO Tony Hayward, BP Managing Director Bob Dudley, and BP America Inc. Chairman Lamar McKay, speak to the press outside the White House in Washingotn, Wednesday, June 16, 2010, following a meeting with President Barack Obama. (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)

Con una capacità impensata anche per i suoi più feroci critici, ieri il presidente di BP ha aggiunto una ciliegina sulla torta dei fallimenti comunicativi della sua azienda, già annientata dai suoi fallimenti di gestione del disastro della piattaforma Deepwater Horizon. Carl-Henric Svanberg si è dovuto scusare in serata delle parole usate per confermare che l’azienda ha a cuore le sorti degli americani più colpiti dall’inquinamento marino causato dalla sua azienda.

Svanberg, che è svedese, parlando con i giornalisti a Washington dopo l’annuncio dei venti miliardi di dollari messi a disposizione per i risarcimenti, aveva detto ieri:

“Sento dire che le grandi compagnie petrolifere sono società avide o a cui non importa, ma non è il caso della BP. A noi interessa la povera gente”

“Povera gente” è la migliore traduzione dell’effetto paternalistico e ottocentesco reso dalle parole di Svanberg. La frase da lui pronunciata in inglese è: “I hear comments sometimes that large oil companies are greedy companies or don’t care, but that is not the case with BP. We care about the small people.” Ha detto “small people”, ovvero “piccola gente”, e naturalmente agli americani non è piaciuto che un signore svedese visto come il malvagio, avido e maldestro responsabile della più grossa catastrofe ecologica che abbia mai colpito il loro paese, venisse a dir loro che gli dispiaceva per la “piccola gente”.

Così si è scatenato un putiferio di reazioni. Nessuno, dal primo dei parlamentari all’ultimo dei pescatori in Louisiana, è riuscito a essere indulgente con l’inciampo linguistico di Svanberg. Secondo il Washington Post, Svanberg sarà ricordato per sempre dagli americani “solo per due parole”. E il blog Dot Earth del New York Times ha proposto che, alla stregua dei famosi “bushismi” – le gaffes di George W. Bush celebrate in rubriche e articoli e libri – sia coniata la categoria dei “BPismi” comunicativi.

E alla fine di una giornata di indignazioni diffuse (e tormentoni e parodie già partiti su Twitter e YouTube), in cui il portavoce della Casa Bianca aveva minimizzato la gaffe ma ammettendo che si era trattato di una “terminologia sbagliata”, Svanberg ha dovuto cercare di metterci una pezza, attingendo al suo svuotato repertorio di pezze.

“Oggi ho parlato in modo goffo, e me ne dispiace molto. Quello che avevo cercato di dire – che BP capisce quanto questo stia colpendo profondamente le vite di chi abita sul Golfo e ne dipende  – si spiegherà meglio non a parole ma dal lavoro che faremo per migliorare le cose per le famiglie e per le imprese colpite. Su questo, come il presidente Obama, penso che oggi abbiamo fatto un buon passo avanti”