Se volete sapere perché poi gli italiani non vanno a votare

Andrea Romano sul Sole 24 Ore racconta della nuova giunta del municipio I, a Roma

Oggi Andrea Romano sul Sole 24 Ore si occupa di una vicenda di politica locale a suo modo significativa e illuminante. Spesso si dice – come premette lo stesso Romano – che la chiave per il rinnovamento della politica nazionale sia la valorizzazione delle esperienze fatte “sul territorio”, dove per “territorio” si intende la politica locale. È anche vero però, e questa storia ne è esempio, che a volte dalla politica locale vengono fuori delle storie di malcostumi e torbidità che hanno pochi rivali sul panorama nazionale: sul territorio, “al riparo dagli sguardi dei media nazionali e fuori dal raggio d’azione di partiti sempre più deboli si producono episodi di familismo e trasformismo che raccontano più di un intero saggio di politologia”.

Siamo a Roma, precisamente nel municipio I: il centro storico della Capitale, casa di 120 mila persone, storicamente governato dal centrosinistra. Il valore simbolico e politico dell’area fa sì che il presidente del primo municipio viene soprannominato il “minisindaco”, tale è l’importanza dell’area che si trova ad amministrare. Alle comunali del 2008, però, il PDL guadagna parecchio terreno e fa diventare indispensabile per il PD un’alleanza con l’UDC. Il presidente della giunta è Orlando Corsetti, già presidente del municipio III nelle legislature precedenti.

La prima grana scoppia ad aprile, quando due consiglieri del PD passano all’UDC, facendo aumentare il peso specifico del partito centrista nella coalizione. Il vero casino però arriva alla fine di maggio. In aula si discute di una mozione del capogruppo del PDL che chiede di impegnare Corsetti e la sua maggioranza a far apporre il crocifisso nella sala consiliare. A un certo punto prende la parola un consigliere municipale del PDL, Alberto Paravia, e sostiene la mozione sostenendo che “i simboli religiosi sono simboli di appartenenza. Dobbiamo ricordarci chi ha ucciso Gesù”. Scoppia un prevedibile macello, visto anche che il municipio I comprende buona parte della comunità ebraica romana. Corsetti chiede alla maggioranza di abbandonare l’aula, ma due consiglieri dell’UDC rimangono dentro. Il PDL risponde a Corsetti occupando la sala consiliare. Intanto però la maggioranza PD-UDC è di fatto spaccata. Così Corsetti:

“L’atteggiamento di alcuni dell’Udc ha reso manifesta una crisi nella mia maggioranza da cui pretendo una ferma condanna verso qualsiasi forma di discriminazione religiosa”

Corsetti ritira le deleghe agli assessori, la giunta cade: serve avviare “una seria riflessione politica e istituzionale”. Il risultato del rimpasto è tutto un programma, racconta Andrea Romano.

Quello che accade subito dopo merita invece di essere raccontato nel dettaglio. Perché il presidente del municipio, Orlando Corsetti, ritiene di uscire dalla crisi nominando una giunta nella quale entrano le seguenti personalità. Al primo posto, almeno per originalità di percorso politico, l’assessore Yuri Trombetti. Il quale ha ricoperto negli ultimi anni un’ampia varietà di caselle partitiche: dapprima militante di Alleanza Nazionale, poi consigliere municipale dei Democratici di Sinistra nonché segretario della storica sezione DS del quartiere Testaccio, quindi consigliere municipale di Forza Italia, infine candidato nel 2006 nelle liste dell’Udeur (allora schierata con il centrosinistra) e nel 2008 dell’Udc (alleata con il centrodestra). In seconda posizione l’assessore Laura Pastore: ex coordinatrice provinciale dei giovani di Forza Italia ed eletta consigliere municipale nel 2006 sotto le bandiere del partito fondato da Silvio Berlusconi, salvo poi passare nel 2008 al Partito Democratico. Quindi gli assessori Salvatore Alfano, da anni uomo di fiducia tuttofare del presidente Corsetti, ed Emiliano Pittueu in rappresentanza della minoranza interna al Pd (la cosiddetta “Area democratica” di fede veltroniana).

Del rimpasto fanno le spese in parecchi. L’IDV minaccia di uscire dalla maggioranza. Salta Francesca Santolini, apprezzata assessore all’ambiente. Risultato: quella che era una giunta di centrosinistra è diventata una giunta composta “per una metà da transfughi del centrodestra e per l’altra da fiduciari diretti del presidente del municipio”. Si dirà: una questione locale come mille altre. Forse sì. Ma allora è bene registrarlo, questo dato, piuttosto che tirare fuori l’elogio della politica sul territorio e delle amministrazioni locali tutte le volte che si discute delle pochezze della politica nazionale.

I terminali politici più vicini alla vita quotidiana dei cittadini, come sono le circoscrizioni urbane anche quando comprendono decine di migliaia di residenti, sono spesso privi di qualsiasi residuo di responsabilità pubblica e istituzionale. E tendono a riprodurre, in forme inevitabilmente farsesche, dinamiche di trasformismo che ci appaiono del tutto stucchevoli già a livello nazionale. Il risultato non può che essere quello di fornire ai cittadini uno spettacolo avvilente, proprio là dove la politica dovrebbe essere riconosciuta da ognuno di noi nei suoi contenuti concreti e nella sua capacità di risolvere anche i piccoli problemi quotidiani. È quindi difficile stupirsi che il più numeroso partito italiano sia ormai diventato quello di coloro che scelgono di non votare, se votare significa rischiare di ritrovarsi rappresentati dai Corsetti o dai Trombetti di turno.