Il Pentagono arresta la fonte di Wikileaks

Il Pentagono ha arrestato un soldato ventiduenne che avrebbe passato il "Collateral Murder" a Wikileaks

Due mesi fa Wikileaks — il sito diventato celebre per aver pubblicato diversi documenti e filmati riservati — ha postato “Collateral Murder”, il video di un’azione militare statunitense a Baghdad, del 2007, che ha portato alla morte di due membri dello staff dell’agenzia giornalistica Reuters e di un iracheno disarmato, oltre a ferite gravi a due bambini. Il caso ha fatto parlare molto di sé, sia per il contenuto — la facilità con la quale i soldati sparano sulla gente — sia per la modalità di diffusione. Wikileaks è stato spesso criticato per i modi oscuri al limite (a volte oltre) della legalità.

Wired scrive che l’FBI, in collaborazione con l’esercito americano, ha ora arrestato Bradley Manning, un ventiduenne analista dell’intelligence sospettato di aver passato il video a Wikileaks. Manning, che è dislocato a Baghdad, aveva condiviso il proprio gesto con Adrian Lamo, un ex hacker che aveva conosciuto online. Il soldato aveva raccontato a Lamo di aver passato a Wikileaks anche altri tre documenti riservati: un video di un raid aereo in Afganistan, un rapporto del Pentagono sulla minaccia Wikileaks e un documento con la stesura di 260.000 comunicazioni tra diplomatici statunitensi.

Nonostante Adrian Lamo abbia in passato contribuito economicamente al progetto Wikileaks, ha comunque deciso di segnalare Manning alla polizia, considerando pericoloso il suo atteggiamento rispetto alla sicurezza nazionale.

“Non l’avrei fatto se non avessi pensato che qualche vita era in pericolo”, ha detto Lamo a Wired. “[Manning] era in una zona di guerra, e in pratica stava cercando di trovare più informazioni riservate che poteva, per poi spargerle in giro”.

L’FBI non ha voluto commentare, mentre il Pentagono ha diffuso un comunicato in cui ha confermato di aver aperto un’inchiesta su Manning, per ora in stato di fermo a Baghdad.

Il Dipartimento della Difesa tiene seriamente in considerazione l’uso di informazioni riservate, perché può intaccare la sicurezza nazionale, le vita dei nostri soldati e le operazioni all’estero. Quando l’inchiesta sarà conclusa ne renderemo pubblico il risultato.