Vuole i sacrifici, ma ha tagliato l’ICI

Se il PD vuole dimostrare di essere una forza responsabile e di governo, scrive Cundari, deve proporre una cosa molto semplice

Una delle conseguenze dell’attivismo sbilenco del governo sulla manovra finanziaria e sulle intercettazioni è l’aver praticamente cancellato l’opposizione dal dibattito pubblico. Non solo per via del processo caotico con cui il governo costruisce le leggi – aggiungi questo, togli quello, sposta quell’altro – ma anche per la scarsa capacità del centrosinistra di individuare risposte organiche capaci di spostare l’attenzione del paese e mettere in difficoltà il governo: quello che non si può ottenere dicendo semplicemente “no”. Nel caso della manovra finanziaria, poi, dire semplicemente “no” può essere molto rischioso: si può certamente discutere del contenuto della manovra, ma la posizione di un partito che vuole essere alternativa di governo può essere un banale “no”, a fronte del rischio di collasso del paese? E se no, di quali proposte potrebbe farsi portatore il centrosinistra nel tentativo di mettere in difficoltà il governo e fare qualcosa di utile per il paese? Francesco Cundari, direttore di RedTV e collaboratore del Foglio, ha fatto una proposta sul suo blog.

Invece di lamentare genericamente le contraddizioni del governo, che sono evidenti, secondo me il Partito democratico dovrebbe dire sulla finanziaria una cosa molto semplice alla maggioranza: se volete i nostri voti, tra tante altre cose di cui dovremo discutere, nella finanziaria ci dev’essere il ripristino dell’Ici, per tutti. Piuttosto che colpire chi guadagna mille e duecento o anche mille e cinquecento euro al mese, e magari ce la fa appena a pagare l’affitto, non è solo più giusto, ma anche economicamente più razionale colpire chi ha una casa di proprietà.

Non si tratterebbe di una posizione facile per il PD, che ha sempre rimproverato al governo il taglio dell’Ici per le case di lusso ma si è fatto lui stesso portatore di diverse proposte per l’abolizione dell’Ici su immobili di tipo familiare. Non si tratterebbe però di un’autocritica, quanto di una mera constatazione di come sia cambiata la fase economica, e servano quindi misure diverse.

Si tratta molto più banalmente di dire, nel momento in cui si parla di misure pesantissime, in Italia come in tutta Europa, che quella dei “sacrifici” non è un’opzione a parte, separata dalla politica e in cui di politica non si discute, quasi che la politica fosse la stanza dei bambini, e i sacrifici il tavolo delle persone adulte e responsabili che compiono le famose “scelte impopolari” utili al paese (ovviamente già date, indiscutibili e immodificabili, tutte giuste per definizione, e stabilite da qualche altra parte, dove non si vota). Solo dicendo così, mi pare, si potrebbe efficacemente respingere il ricatto di una maggioranza che dicesse: se siete una forza responsabile votate questa minestra, altrimenti saltate dalla finestra.

Si tratta di un’esigenza non da poco per il PD, che senza una posizione forte finirebbe inevitabilmente schiacciato a difesa di un “noi-ve-l’avevamo-detto, hanno voluto togliere l’Ici, la tracciabilità e tutto il resto, quindi adesso sono affari loro, si arrangiassero, noi non ne vogliamo sapere niente”.

Si facciano prima i conti, per carità, e si mettano sulla bilancia costi e benefici dell’una e delle altre. Ma penso proprio che il risultato, paragonato a tutte le alternative concretamente in campo, sarebbe più giusto e più utile, anche dal punto di vista economico. Altrimenti, poi non si ricominci a dire che l’Italia è un paese statico e non dinamico, che privilegia la rendita e punisce il lavoro, che non si cura dei giovani e intralcia chi cerca di muoversi e darsi da fare, e tutta la solita solfa.