Non bastava Katrina

Esce in Italia "Zeitoun", l'ultimo libro di Dave Eggers

L’ultimo libro di Dave Eggers era uscito l’estate scorsa, alla vigilia dei due anniversari del 29 agosto e 11 settembre: in cui gli Stati Uniti ricordano le due grandi catastrofi di questo millennio, l’attacco alle Torri gemelle e l’uragano Katrina. Non è solo il numero delle vittime ad accomunare i due eventi diversissimi, e non è solo il loro avere colpito all’interno dei confini un paese abituato a perdere i suoi cittadini in altri posti del mondo. Secondo molti americani le reazioni alle due emergenze rappresentano infatti i due esemplari fallimenti della storia dell’amministrazione Bush, e tra questi americani c’è Eggers, ex enfant prodige della letteratura americana. Adesso non è più enfant – ha quarant’anni – e ha rimisurato la sua carriera letteraria su attività più eclettiche, e meno egocentriche del suo primo famoso romanzo, “L’opera struggente di un formidabile genio”. Le sue riviste – Believer e McSweeney’s – sono parte del paesaggio giornalistico e letterario, la sua scuola di letteratura funziona, pochi mesi fa è uscito il film “Nel paese delle creature selvagge” dalla cui sceneggiatura, che ha firmato,  Eggers ha tratto un romanzo pubblicato in Italia da Mondadori.
Mondadori manda ora in libreria anche Zeitoun, con la traduzione di matteo Colombo: una storia vera e incredibile, che parla appunto di Katrina e anche dell’11 settembre.
Il protagonista della storia è Abdulrahman Zeitoun, che ha cinquantadue anni e vive a New Orleans, dove ha una avviatissima impresa edile, e molti clienti che lo conoscono e stimano in tutta la città. È nato in Siria, ha girato il mondo lavorando sulle navi, e poi si è stabilito in Louisiana, dove ha conosciuto Kathy, e l’ha sposata. Kathy si era da poco convertita all’Islam, dopo averlo conosciuto e apprezzato grazie al racconto di un’amica. In città tutti chiamano Zeitoun col suo cognome: il nome è troppo complicato. Lui e Kathy hanno quattro bambine e un maschio grande che Kathy aveva avuto da un primo marito. Anche l’ultimo libro di Eggers prima di Zeitoun (“Erano solo ragazzi in cammino”) raccontava una storia vera, benché romanzata a tratti, quella della guerra e il massacro in Sudan. Eggers ricorda spesso che è il giornalismo la sua vera formazione.
“Zeitoun” è la cronaca di un mese straordinario per New Orleans e per tutto il mondo che assistette alla distruzione portata in città dall’uragano, il 29 agosto 2005. Il protagonista è un uomo di grande rigore e impegno per sé e per gli altri, sempre al lavoro e sempre generoso: molto attaccato alla sua fede, ma anche molto “all american” (e Eggers fa un gran lavoro di demolizione degli stereotipi sull’anomalia dei musulmani americani). Quando l’arrivo di Katrina è annunciato, come in altre occasioni decide di rimanere in città per sorvegliare i suoi cantieri e le case che affitta, mentre la sua famiglia si mette in salvo: non crede che sarà peggio delle altre volte. E in effetti, il suo quartiere è allagato dall’uragano, ma non raso al suolo come quelli sotto il livello del lago, e non centrale abbastanza da essere visitato da sciacalli e ladri. Zeitoun tira fuori dal garage la sua canoa e si impegna per giorni ad aiutare chi ha bisogno di soccorsi, uomini e animali, rincuorando Kathy che vede i telegiornali e vorrebbe che venisse via: “è tutto a posto, sono utile, qui”. Il racconto di questa prima parte sovverte – con la canoa che si muove in un silenzio irreale – le ricostruzioni di guerra civile tramandate dai media in qeui giorni e poi largamente ridimensionate.
Ma al nono giorno di soccorsi e adattamento, Zeitoun e alcuni suoi compagni vengono improvvisamente arrestati senza spiegazioni da una pattuglia, e destinati a un’esperienza in cui Zeitoun stesso riconosce quello che ha visto e letto su Guantanamo, e persino su Abu Ghraib. Minacciati, perquisiti violentemente, umiliati e reclusi dentro gabbie appena preparate sul piazzale della stazione dei bus (“Camp Greyhound”), vengono tenuti insieme ad altri fermati in condizioni disumane, senza ottenere né di fare una telefonata, né assistenza medica, né di sapere di cosa sono accusati. La detenzione durerà un mese, prima che Kathy riesca miracolosamente ad avere notizie di Zeitoun, dopo averlo creduto morto per dieci giorni, e ottenga il suo rilascio e l’archiviazione delle accuse.
Per Eggers “Zeitoun” è appunto la storia di una famiglia americana travolta dagli effetti congiunti della guerra al terrorismo e della gestione del post Katrina. Con la complicità del sensazionalismo dei mezzi di comunicazione, l’idea che agenti e militari in arrivo hanno della città è di uno stato di guerriglia e violenze abominevoli, e a questo si dispongono. Peggiora le cose il fatto che il FEMA, l’ente deputato alla gestione dell’emergenza, sia stato negli anni precedenti convertito a un’attività e a un’ispirazione antiterroristiche. Eggers torna più volte sulla rapidità e l’efficienza con cui il FEMA fu in grado di costruire prigioni temporanee e attivare unità repressive, mentre i cittadini di New Orleans venivano lasciati senza soccorsi per giorni. Quello che gli Zeitoun ricostruiscono in seguito, è che una circolare del Dipartimento della Sicurezza Nazionale aveva allertato sulla possibilità che “terroristi” sfruttassero la calamità per seminare maggiore panico e risentimento nei confronti delle autorità. E che il FEMA aveva costituito delle unità con poteri quasi illimitati deputata a perseguire ogni attività sospetta – un poliziotto aveva scambiato Zeitoun e i suoi compagni per dei saccheggiatori che aveva visto il giorno prima – e a gestire gli arresti con procedure da stato di guerra. Eggers fa capire che a molti cittadini innocenti fermati in quei giorni – l’origine siriana di Zeitoun non è rilevante, salvo un paio di insulti ricevuti da un militare – è andata assai peggio che a Zeitoun, con detenzioni durate mesi e anche un anno.
Il racconto di Eggers – che ha destinato tutti i guadagni del libro a organizzazioni no profit dedicate alle vicende che racconta – è equilibratissimo e giornalistico: ma la storia è impressionante e incredibile da sola, e spiega cosa succede quando politica e informazione collaborano con separati interessi a creare uno stato di terrore. Dapprima sembra un libro su Katrina, poi l’uragano che travolge i protagonisti e un po’ della loro fiducia nel “loro” paese diventa invece il loro paese stesso. “Poteva succedere solo nel 2005, al culmine della sospensione sfrontata della legalità e dei diritti in nome della guerra al terrorismo”, ha spiegato Eggers in un’intervista. Ma benché la lezione sia stata devastante – Kathy soffre ancora di stress post trauma, perdite di memoria e limitazioni della manualità, e la loro vita è diventata più prudente e docile –  la fiducia di Zeitoun in se stesso, nella sua città, e negli Stati Uniti di coloro che giravano per New Orleans ad aiutare la gente, tiene duro: “quale atto di fede maggiore ci può essere di quello di un costruttore di case in un posto come New Orleans?”.

Zeitoun si svegliò dopo le nove, stremato dagli ululati dei cani. Quel giorno voleva trovarli a tuttii costi. Dopo aver pregato, percorse in canoa il giardino inondato. I cani sembravano vicinissimi. Attraversò la strada e svoltò a sinistra su Dart Street. Appena qualche casa più in giù, trovò esattamente ciò che cercava. Conosceva bene quella casa. Si avvicinò pagaiando, e i cani impazzirono. I loro guaiti disperati provenivano dall’ interno. Ora doveva trovare un modo per entrare. Il primo piano era allagato, ragione per cui i cani – a occhio e croce due – dovevano essere intrappolati al piano di sopra. Vicino alla casa c’ era un albero con molti rami. Ci si avvicinò e legò la canoa al tronco.  Si issò sull’ albero, arrampicandosi finché non riuscì a scorgere una finestra al primo piano. Non vedeva i cani, ma li sentiva. Erano in quella casa, e molto vicino. L’albero su cui era salito si trovava a circa tre metri dalla finestra. Saltare era impossibile. Troppo lontano. In quel momento vide un’asse di legno, larga trenta centimetri e lunga quattro o cinque metri, che galleggiava nel cortiletto accanto alla casa. Scese dall’ albero, raggiunse l’asse con la canoa, la portò vicino alla casa e l’ appoggiò contro l’albero. Poi risalì sui rami, e sollevando l’asse creò un ponte tra l’ albero e il tetto.

Si trovava a circa cinque metri da terra, due metri e mezzo dalla superficie dell’ acqua. Il ponte che aveva creato non era troppo diverso dalle impalcature di cui si serviva ogni giorno al lavoro, e così, dopo averlo saggiato rapidamente con un piede, lo attraversò e raggiunse il tetto. Una volta lì, forzò una finestra e s’ introdusse in casa. I latrati si fecero più forti e frenetici. Attraversò la stanza in cui era entrato, sentendoi cani farsi sempre più isterici. Percorrendo il corridoio del primo piano, li vide: due cani, un labrador nero e un incrocio più piccolo, chiusi in una gabbia. Non avevano cibo, e la ciotola dell’ acqua era vuota. Sembravano sufficientemente esasperati da poterlo mordere, ma Zeitoun non esitò. Aprì la gabbia e li lasciò uscire. Il labrador si fiondò fuori dalla stanza, l’altro indietreggiò nella gabbia impaurito. Zeitoun si fece da parte per lasciargli spazio, ma lui rimase dov’era. Il labrador non poteva andare da nessuna parte. Corse in cima alle scale, ma subito vide l’ acqua ad appena pochi centimetri sotto il primo piano. Tornò da Zeitoun, che nel mentre aveva pensato cosa fare. «Aspettatemi qui» disse loro.

Riattraversò il ponte di legno, scese dall’ albero salendo sulla canoa, e tornò a casa sua. Si arrampicò sul tetto, entrò dalla finestra e scese i pochi scalini che non erano stati sommersi. Sapendo che Kathy teneva sempre il freezer pieno di carne e verdure, si protese e recuperò due bistecche, affrettandosi a richiudere lo sportello per impedire al poco freddo rimasto di disperdersi. Tornò sul tetto, prese due bottiglie di plastica piene d’ acqua e le gettò con le bistecche nella canoa. Scivolò a bordo e tornò dai cani. Di nuovo lo sentirono avvicinarsi, stavolta facendosi trovare in attesa oltre la finestra, con le teste che spuntavano da dietro il davanzale. Sentendo l’odore della carne, benché congelata, attaccarono ad abbaiare e scodinzolare come matti. Zeitoun gli riempì la ciotola dell’ acqua,e loro ci si avventarono.