Il nuovo PD è come il vecchio PD, ma con i blog?

Il sondaggio dell'Espresso scatena nervosismi e risentimenti

Il sondaggio dell’Espresso sul futuro leader del Partito Democratico sta creando casini in rete ben oltre le più rosee aspettative dei suoi promotori. Ne avevamo parlato stamattina prendendolo con tutte le pinze a disposizione, ma altrove pare invece che i ferramenta fossero chiusi, negli ultimi giorni. E così, ecco la ricostruzione dei fatti che hanno portato a scambi di accuse tra neodirigenti del PD, blogger e giornalisti.

– Giovedì 13 l’Espresso pubblica sul suo sito un “sondaggio” così intitolato: “Chi sarà tra cinque anniil leader del Pd?”. I votanti possono scegliere tra nove nomi, più “nessuno di questi” e “non ci sarà nessun ricambio generazionale”. I nove sono i nomi di trenta-quarantenni più circolati negli ultimi anni (Civati, Renzi, Serracchiani, Scalafrotto, Martina) più la brava ma poco nota Federica Mogherini (ci sono poche donne!, deve aver detto qualcuno), l’ancora meno popolare Fausto Raciti (segretario dei Giovani Democratici), il dalemiano in carriera politica crescente Matteo Orfini (responsabile del PD sull’informazione) e Nichi Vendola, cinquantaduenne e nemmeno del PD, ma di montante glamour politico-giornalistico.

– non è la prima volta che l’Espresso pubblica un sondaggio dedicato alla questione del ricambio generazionale nel PD: la questione è dibattuta in rete assai più che fuori dalla rete, e c’è attenzione. Un anno fa, un sondaggio sulla segreteria alla vigilia della scelta di Bersani, aveva visto Debora Serracchiani eguagliarlo in voti. E prima ancora, era stato Pippo Civati a quasi raggiungere i leader ufficiali in un altro sondaggio.

– dopo due giorni di “voti” (non ripetiamo qui tutta la premessa sull’inattendibilità di questi sondaggi: trattasi di giochini, da leggere come giochini) in cui il nome più noto e già leader di qualcosa (anche se qualcosa d’altro) prende il largo e gli altri più presenti in rete, più visibili in tv, più popolari in generale, lo seguono, secondo alcuni attenti osservatori succede qualcosa di anomalo. Matteo Orfini si avvicina improvvisamente al gruppo dei fuggiaschi e addirittura li supera.

– a questo punto si diffonde la curiosità in rete: sia per l’eventuale taroccamento di cui è accusato Orfini, sia per Orfini stesso. La maggior parte dei commentatori non sa chi sia, ed è soddisfatta di sapere che è “dalemiano” (Orfini è in effetti molto dalemiano) per rincarare la dose delle accuse: il dalemiano che tarocca i sondaggi pare disegnato apposta (così apposta che qualcuno poi accuserà addirittura l’Espresso di aver costruito persino il finto taroccamento per attaccare D’Alema). Pippo Civati, sul suo blog, riprende – con leggerezza, ma riprende – le accuse a Orfini, e su Facebook le avalla.

– seccato dalle accuse, Orfini – che è un frequentatore di internet e blog della prima ora e aveva scherzato su Facebook a proposito del sondaggio – scrive sabato un lungo post su Leftwing in cui dà la sua versione e si incazza con chi lo ha accusato e col sito dell’Espresso che alimenta queste contese che diventano rapidamente basse. La sua spiegazione è che la sua crescita nel sondaggio sia in effetti frutto di un’appassionata e ripetuta partecipazione di un gruppo di suoi fans – lui stesso ne ha avuto feedback – ma che questo avvenga per tutti, e che di certo non lo si può immaginare mandante di una simile operazione. Orfini nota anche la bizzarria della scelta dei nomi – perché Vendola? perché non Letta o Zingaretti? – e si spazientisce dell’eccessiva promozione dell’inaffidabile Vendola.

– seguendo le sue istruzioni, evidentemente, i fan di Orfini smettono di votarlo, e i suoi avversari riguadagnano vantaggio (se per maggiore popolarità o più indefessi fan, non possiamo saperlo).

– stamattina, al ritorno dal weekend, Sandro Gilioli legge Orfini e si incazza a sua volta. Gilioli è il giornalista italiano con maggiore visibilità e attenzione in rete, e probabilmente responsabile del sondaggio.

E ci auguriamo che sia finita qui. Perché la versione di Orfini è del tutto credibile e la facilità e consuetudine di taroccamento dei sondaggi online è cosa nota a cui non è estraneo nessuno. Perché Orfini ha ragione quando protesta contro l’incoscienza di indicarlo come mandante di un’autopromozione a cui è credibilmente estraneo: un giovane e incolpevole “dalemiano” accusato di qualunque cosa in rete fa presto a vedersi dipinto come il male assoluto da torme di sconosciuti. E perché lo stesso Orfini e gli altri del PD citati dal sondaggio, farebbero meglio a occuparsi d’altro se davvero se lo vogliono prendere, il loro partito: giocare è lecito, lanciarsi accuse sui giochini fa rimpiangere le leadership precedenti. Quelli si accusano per le interviste date ai giornali, questi per le cose scritte sui blog.