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  • Domenica 16 maggio 2010

Sri Lanka: è finita ma non è finita bene

Ci sono "ragionevoli motivi per pensare che durante questi mesi le forze di sicurezza abbiano intenzionalmente e ripetutamente bombardato i civili, gli ospedali e le operazioni umanitarie"

Un’inchiesta pubblicata dallo International Crisis Group – un’organizzazione non profit che si occupa di conflitti nel mondo – ha rilanciato ieri la questione delle dimensioni delle stragi compiute dal governo dello Sri Lanka per reprimere e annientare la decennale ribellione delle Tigri tamil, nella primavera dell’anno scorso.

Il numero dei morti nei bombardamenti nella zona settentrionale dell’isola controllata dai ribelli non è finora stato accertato: le autorità governative avevano impedito ai giornalisti di raggiungere la regione, e l’ONU aveva parlato finora di settemila vittime: ma molti osservatori ritengono che tra i civili a cui non era stato concesso di allontanarsi dalle zone dei combattimenti e che ne erano rimasti ostaggio, i morti siano stati molti di più.

Le prove raccolte dal Crisis Group forniscono ragionevoli motivi di pensare che durante questi mesi le forze di sicurezza abbiano intenzionalmente e ripetutamente bombardato i civili, gli ospedali e le operazioni umanitarie. E anche per pensare che il governo e le autorità militari fossero al corrente dell’enorme numero di vittime causato dagli attacchi delle forze di sicurezza ma non abbiano fatto niente per proteggere la popolazione civile come impongono le regole di guerra”

Il rapporto accusa anche i ribelli Tamil di aver usato i civili come scudi, radunandoli intorno ai militari, con l’intenzione di attrarre l’attenzione e l’intervento internazionale facendo aumentare il numero delle vittime. “Ma è il governo cingalese a portare le maggiori responsabilità”.

La maggior parte dell’opinione pubblica dello Sri Lanka non dà però segno di voler affrontare le atrocità compiute nella repressione dei Tamil, non a torto accusati di atti terrorismo sanguinari e del protrarsi di una guerra civile la cui fine violenta ha cambiato il paese da un anno a questa parte: il presidente Mahinda Rajapaksa, ritenuto l’artefice della vittoria sui Tamil, ha vinto a gennaio le nuove elezioni presidenziali col 57% dei voti, battendo il suo rivale Sarath Fonseka, ritenuto l’artefice militare della vittoria sui Tamil.