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  • Domenica 9 maggio 2010

La minaccia del terrorista incapace

L'Atlantic spiega che l'invisibilità di Shahzad prima dell'attentato è dovuta anche alla sua incompetenza

L’Atlantic riflette sulle dinamiche del fallito attentato di Times Square e soprattutto sulla figura di Faisal Shahzad, terrorista atipico, in grado di dimenticare nell’autobomba sia le chiavi di casa sia le chiavi dell’auto con cui doveva fuggire, e di costruire la sua bomba con fertilizzante non combustibile. In poche parole: Shahzad sapeva a malapena quello che stava facendo. Proprio per questo inizialmente si era ipotizzato che si trattasse di un’azione individuale, e solo più tardi sono venuti alla luce i suoi probabili collegamenti con i talebani pakistani. Shazahd si è dimostrato decisamente più inetto e impreparato rispetto ai colleghi terroristi che lo hanno preceduto, di solito attentamente preparati e allenati.

Come fa notare l’Atlantic, però, non è detto che questa sia una buona notizia. Se l’incompetenza di Shahzad ha portato a un mancato scoppio della bomba, è la sua stessa incompetenza ad aver reso i suoi momenti pressoché invisibili all’anti-terrorismo americano. Certo: Shahzad ha vissuto molti anni negli Stati Uniti, era ormai diventato un cittadino americano e sulla sua fedina penale non c’erano precedenti connessioni con organizzazioni criminali, tutti elementi che hanno contribuito a rendere la preparazione del suo attentato meno visibile rispetto ad altri casi, ma non c’è dubbio che a questo abbiano contribuito anche le sue mosse impacciate, diverse da quelle che contraddistinguono solitamente attentatori più esperti.

Per esempio, l’incompetenza di Shahzad lo ha portato a mettere nell’autobomba fertilizzante non esplosivo. Se fosse stato più intelligente e avesse usato un tipo di fertilizzante combustibile, avrebbe creato una bomba migliore. Ma allo stesso tempo una mossa del genere avrebbe allertato gli agenti dell’antiterrorismo. Paradossalmente, è stata l’inettitudine di Shahzad a renderlo così difficile da scovare.

Esistono una serie di step nella preparazione di un attentato: dalla ricerca delle istruzioni per preparare la bomba alla raccolta dei materiali. Ci sono modi migliori e peggiori di farlo, e di solito gli agenti tengono d’occhio i migliori, quelli tipici delle organizzazioni criminali. La vicenda di Shahzad è simile a quella di Farouk Abdulmutallab, il novizio terrorista nigeriano che sul volo 253 da Amsterdam a Detroit cercò senza successo di far detonare esplosivo che aveva nascosto nelle sue mutande. Fallì, come Shahzad, ma anche lui riuscì a superare diversi controlli di sicurezza grazie alla rudimentalità del suo progetto.

Dopo due decenni in cui ci siamo difesi da terroristi ben allenati e organizzati, potremmo iniziare a dover difenderci da persone incapaci e disorganizzate.

Anche perché il successo di un attentato non è dovuto unicamente all’esplosione di una bomba: dopo il tentativo di Shahzad a Times Square, nei giorni seguenti negli Stati Uniti ci sono stati almeno cinque falsi allarmi terroristici finiti nelle breaking news di tutto il mondo, tra cui una nuova evacuazione di Times Square dovuta a un’innocua borsa frigorifera piena di bottiglie d’acqua abbandonata. E per il terrorismo creare paura e ansia dei cittadini è un obiettivo raggiunto.