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  • Venerdì 7 maggio 2010

Il barbone polacco che bruciò Brooklyn

Il New York Times ha ritrovato a Lublino l'uomo che cinque anni fa appiccò uno dei più grossi incendi della storia di New York

di Giulia Balducci

Quattro anni fa, un violento incendio sventrò i magazzini abbandonati dello storico Greenpoint Terminal Market su lungofiume di Brooklyn, riducendo l’intera area a un cumulo di rovine e spingendo verso la città una densa colonna di fumo. Fu uno dei più devastanti incendi della storia della città di New York.

Per quel memorabile incendio, nel 2006, fu condannato un immigrato polacco, Leszek Kuczera. La sua notevole storia è stata raccontata lunedì da Ewa Kern-Jedrykowska sul New York Times

Leszek Kuczera, un immigrato polacco di 63 anni, fu arrestato e incriminato per aver accidentalmente appiccato il fuoco mentre tentava di sciogliere il rivestimento di un cavo di rame. Le sue foto sui giornali mostrarono un uomo esausto, con la camicia sporca e male abbottonata, la faccia segnata da anni di alcoolismo e vita di strada.

Il New York Times spiega dove è finito Kuczera oggi.

Kuczera è tornato nella sua città natale, Lublino, nella parte orientale della Polonia, dopo essere stato espulso dagli Stati Uniti quasi un anno fa, e vive con sua moglie (con cui è sposato da 42 anni), che l’ha accolto quando è stato rimandato a casa. Sembra che la donna sia riuscita in quello in cui la polizia e le corti degli Stati Uniti avevano fallito: mantenerlo sobrio. Kuczera afferma di non toccare alcool da un anno, da quando fu arrestato per l’ultima volta a New York, nel Dicembre del 2008.

“Vivo tranquillo, giorno per giorno” ha detto in un’intervista telefonica “Assisto mia moglie, a volte do una mano alle mie figlie e alle mie nipoti. Vado spesso a pesca”.

La signora Kuczera, 64, ha aggiunto “Dopo che è tornato a casa, abbiamo stabilito un paio di regole. La prima era: niente alcool”

Tra l’incendio (che nega ancora di aver appiccato) ed il ritorno nel suo paese, Kuczera è passato attraverso un’odissea che include due brevi periodi di carcerazione, promesse, non mantenute, di smettere di bere e periodi in centri di detenzione in New Mexico e Texas. Infine l’espulsione per la Polonia, che si è rivelata imprevedibilmente un miglioramento.

I Kuczera abitano da soli: i loro figli se ne sono andati da tempo. Kuczera lavora occasionalmente come elettricista, la sua professione prima di partire per gli Stati Uniti. Il racconto del New York Times riparte da là.

Kuczera arrivò a New York nei primi anni ’90, dopo aver vinto la green card attraverso la Green Card Lottery. Per diversi anni lavorò come addetto alla rimozione dell’amianto, e nel 2001 partecipò agli sforzi per ripulire Ground Zero. All’orrore di cui fu testimone attribuisce la responsabilità del suo successivo alcoolismo, che lo portò a vivere per strada. Conduceva una vita divisa tra ubriachezza e piccola criminalità, orbitando attorno a Brooklyn per la maggior parte delle sue giornate e dormendo sull’argine dell’East River di notte.

Quando fu arrestato ed incriminato per aver appiccato il fuoco a Greenpoint, Kuczera prima confessò e poi negò, dicendo che era ubriaco durante l’interrogatorio della polizia. La sentenza stabilì per lui un programma di cura per l’alcoolismo e tre anni di libertà vigilata.

Riuscì per un lungo periodo a mantenersi su una linea di buona condotta, lavorando e prestandosi come volontario per un’associazione di aiuto ai senza tetto. Ricadde poi però tra i vecchi amici dei suoi giorni di strada, ricominciò a bere e smise di fare rapporto all’ufficio di libertà vigilata. La polizia lo arrestò circa due anni dopo il patteggiamento, secondo i registri del New York City Department of Correction. Alla fine venne rimandato in Polonia, ma i dettagli sull’ultimo spostamento sono in qualche modo oscuri, anche nella memoria di Kuczera. In ogni caso gli fu di sollievo.”Ad un certo punto volevo solo tornare in Polonia”

Il benvenuto a casa è stato cauto, all’inizio: dopotutto la sua storia – vincere la lotteria della Green Card, trasferirsi in America e finire poi distrutto e accusato di un rogo nelle foto di cronaca sui giornali – sembra essere l’esatto contrario del sogno americano. La stampa, a Lublino, si era occupata della storia, rendendo Kuczera una celebrità locale per le ragioni sbagliate. Quando ricorda la sua vita a Greenpoint, però, c’è una punta di nostalgia nella sua voce: “In un certo senso la vita era più facile”, dice Kuczera, commentando la sua esperienza di senzatetto.

“La vita è davvero imprevedibile, certe volte” dice sua moglie.