“Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno”

Parla l'uomo che consegnò a Berlusconi l'intercettazione di Fassino ("Ma abbiamo una banca?")

© Marco Merlini / LaPresse
23-03-2007 Roma
Politica
Senato - celebrazione dei 50 anni della firma dei Trattati di Roma
Nella foto Piero Fassino e Silvio Berlusconi
© Marco Merlini / LaPresse 23-03-2007 Roma Politica Senato - celebrazione dei 50 anni della firma dei Trattati di Roma Nella foto Piero Fassino e Silvio Berlusconi

Repubblica di oggi intervista Fabrizio Favata, l’imprenditore indagato per aver trafugato la famosa intercettazione di Fassino sul caso Unipol – “Ma abbiamo una banca?” – e averla consegnata alla famiglia Berlusconi, pochi giorni prima che venisse pubblicata sul Giornale.

Da tempo Favata racconta quanto accaduto negli ultimi mesi del 2006, alla procura di Milano e ai giornali: lo scorso febbraio l’Unità aveva ricostruito l’accaduto e lo stesso Favata si era recato poi personalmente nella sede del quotidiano diretto da Concita De Gregorio per consegnare un memoriale (finì che non consegnò alcun memoriale, e venne fermato e perquisito dalla Digos appena uscito dalla redazione).

Favata ieri è tornato in procura col suo avvocato. A Repubblica ricostruisce nuovamente l’accaduto.

Nell’ottobre del 2005 mi trovavo nella sede della Rcs da Raffaelli. Mentre chiacchieravamo, Roberto mi ha allungato un paio di cuffie e mi ha fatto ascoltare il nastro di Fassino. Raffaelli mi ha raccontato il contesto e abbiamo deciso di rivolgerci a Paolo Berlusconi, con il quale lavoravo. […] Paolo ci disse che avremmo incontrato il presidente ad Arcore alla vigilia di Natale 2005. L’appuntamento era alle 18 e 40 nel parcheggio di un grande magazzino. Poco prima di arrivarci, ho chiamato sul cellulare Paolo Berlusconi. Lui era già lì, con la scorta. Li abbiamo seguiti fino alla villa del premier. Ricordo che Paolo aveva portato il regalo di Natale per il fratello. Dentro un barattolo c’era un gigantesco tartufo. Poi si è aperta una porta e il presidente ci ha fatto accomodare in una saletta. Si è disteso su una poltrona e ci ha chiesto di fargli ascoltare “quella cosa”. Raffaelli ha acceso il portatile, ha inserito la chiavetta e ha fatto girare il nastro. Quando Berlusconi ha riconosciuto la voce di Fassino, ha aperto improvvisamente gli occhi e ha detto: “Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno”.

In ballo c’è anche la questione della contropartita. Come si sarebbe sdebitato Berlusconi, con Favata e Raffaelli? Perché Favata oggi racconta tutto a procure e giornali? Attraverso questo “favore”, Raffaelli sperava di ottenere una mano dal premier per una gara d’appalto in Romania. Non se ne fece nulla. Gli stessi lavori di Favata con Paolo Berlusconi naufragarono col fallimento delle società del fratello del premier. A Favata non rimane in mano niente, e allora si ricorda della “gratitudine eterna” che gli era stata promessa ad Arcore.

Chiedevo aiuto perché ero e continuo a essere disperato. Era stato il Cavaliere a dichiararmi la sua eterna riconoscenza. Ricordo che nel 2005 i sondaggi davano Forza Italia in netto calo. Alle politiche successive, invece, il margine fu molto ridotto. E questo, sono convinto, anche per la campagna di stampa su Fassino. In questi mesi ho anche incontrato l’onorevole Niccolò Ghedini. Ho chiesto un prestito di un milione per riavviare l’attività dell’Iptime, ma non mi hanno aiutato. [Favata dice di avere una registrazione del suo incontro con Ghedini, ndr]

Nessuno gli diede una mano e Favata – a un certo punto – decise di raccontare tutto a tutti. Mostrando fotografie e video a dimostrazione del suo rapporto con la famiglia Berlusconi.