Chi accidenti è Fabio Granata?

Chi è e da dove viene il finiano televisivo del momento

© Roberto Monaldo / LaPresse
23-09-2009 Roma
Politica
Immigrazione, presentazione del ddl bipartisan Sarubbi-Granata sulla cittadinanza
Nella foto Fabio Granata (PDL)


© Roberto Monaldo / LaPresse
23-09-2009 Rome
Immigration, presentation of proposal law on citizenship
© Roberto Monaldo / LaPresse 23-09-2009 Roma Politica Immigrazione, presentazione del ddl bipartisan Sarubbi-Granata sulla cittadinanza Nella foto Fabio Granata (PDL) © Roberto Monaldo / LaPresse 23-09-2009 Rome Immigration, presentation of proposal law on citizenship

Ok, il paragone con Justin Bieber è forzato. Le apparizioni televisive di Granata sono diventate molto frequenti nelle ultime settimane, e l’iniziativa legislativa del parlamentare non è di quelle che non si fanno notare: qualche tempo fa, per fare un esempio, aveva firmato insieme al democratico Andrea Sarubbi una proposta di legge per la cittadinanza agli immigrati che fece infuriare molto la Lega. In molti però ieri sera si sono chiesti chi fosse Fabio Granata, quando il suo faccione è apparso in prima serata su Raitre durante la famigerata puntata di Ballarò.

Andiamo con ordine. Fabio Granata ha 51 anni, è siciliano di Caltanissetta ed è un deputato della repubblica, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia e capogruppo del PDL in commissione cultura. Ha fatto la classica trafila del politico di destra: cresciuto nel Fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile del MSI, consigliere comunale a Siracusa, deputato all’assemblea regionale siciliana, capogruppo di An, vicepresidente della regione, assessore regionale ai beni culturali. Poi – e arriviamo al 2008 – parlamentare del PDL in quota AN. Anzi: in quota Fini. Fabio Granata è infatti uno dei finiani più leali e disciplinati, l’avanguardia del manipolo di parlamentari che insieme al presidente della camera sta mettendo in discussione gli equilibri interni del PDL.

Se ne parla un po’ in giro, oggi, e ne scrive Giuseppe Alberto Falci su The Front Page:

È un finiano, Fabio Granata, ed è fiero di esserlo. Intelligente, equilibrato, riflessivo, mai estemporaneo. Acerrimo nemico delle leggi ad personam e, in particolar modo, del cosiddetto processo breve: “Semplicemente è da evitare. Rompe l’equlibrio del sistema giudiziario senza migliorarlo”. A novembre scorso, in occasione della richiesta d’arresto del Gip di Napoli per il sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione camorristica, ne chiese le dimissioni. E disse: “Ritengo inopportuna la permanenza nel governo di un esponente politico gravato da queste accuse”. E quando deflagrò lo scandalo su Bertolaso, Balducci&Verdini fu netto: “Io al posto di Verdini mi sarei autosospeso”.

Insomma, uno di quei dichiarator finiani che fanno infuriare il premier, ma con un distacco e una serietà tali da rendere complicata la sua assimilazione a personaggi più da battaglia come Italo Bocchino. Il tutto con un curriculum che va persino oltre la destra europea e legalitaria dei finiani, sconfinando in terreni a cui raramente politici di destra riescono ad avere accesso. Tipo Legambiente.

Nel 2007 è stato chiamato a far parte della direzione nazionale di Legambiente, storicamente e mentalmente roccaforte di sinistra per l’intero popolo progressista. “Fabio lo conosco da anni, ed è stato un ottimo assessore di una pessima giunta. Le sue posizioni coraggiose e coerenti sulla difesa del territorio incarnano la filosofia di Legambiente: noi non guardiamo alle tessere di partito ma alle battaglie sul campo”, così lo accolse Ermete Realacci, deputato del Pd e presidente onorario di Lega Ambiente.