“Contro il resto del Paese”

ItaliaFutura chiede si abbandonino le indulgenze verso i suoi eccessi antitaliani

© Roberto Monaldo / LaPresse
24-03-2010 Roma
Politica
Il ministro Calderoli brucia 375 mila atti normativi che non fanno piÏ parte dell'ordinamento italiano 
Nella foto Roberto Calderoli


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24-03-2010 Rome
Minister for Simplification , Roberto Calderoli, burn 375 thousand pieces of legislation that will be eliminated 
In the photo Roberto Calderoli
© Roberto Monaldo / LaPresse 24-03-2010 Roma Politica Il ministro Calderoli brucia 375 mila atti normativi che non fanno piÏ parte dell'ordinamento italiano Nella foto Roberto Calderoli © Roberto Monaldo / LaPresse 24-03-2010 Rome Minister for Simplification , Roberto Calderoli, burn 375 thousand pieces of legislation that will be eliminated In the photo Roberto Calderoli

Con un articolo firmato da Andrea Romano e Carlo Calenda, la fondazione ItaliaFutura – ritenuta il think tank delle future attenzioni alla politica di Luca di Montezemolo – oggi attacca la Lega e l’indulgenza della politica italiana nei confronti dei suoi atteggiamenti “contro le istituzioni comuni e la nazione”.

Rumorosi quanto si vuole, si dice dei leghisti, ma in fondo si tratta di bravi amministratori che prima o poi impareranno le buone maniere. Dopo le ultime elezioni regionali è forse il caso di rivedere la chiave di questa benevolenza.

Secondo Romano e Calenda, la Lega non ha niente a che fare col modello della CDU bavarese a cui è stata a volte accostata. Piuttosto

merita di essere trattata per quello che è: un’organizzazione ideologica che mira al governo del Nord Italia contro il resto del paese e dunque alla rottura volontaria dell’unità nazionale.

“Per la sua contiguità con il razzismo aggravato dal secessionismo”, prosegue l’articolo, “rappresenta piuttosto una versione nostrana del Fronte Nazionale lepenista”.
L’analisi di ItaliaFutura sembra provenire da posizioni di opposizione alla maggioranza di centrodestra e dal tradizionale – ma un po’ assopito – bacino di contestazione della Lega; ma salta agli occhi anche la sua vicinanza alle contestazioni mosse agli alleati leghisti dalla corrente finiana interna al PdL.

È solo l’inaudita debolezza storica della nostra politica, nelle sue classi dirigenti e nella sua capacità di prospettiva, che ha consegnato ad un partito votato da 2.750.000 cittadini (molti dei quali chiedono solo di non vedere i propri soldi inghiottiti da una spesa pubblica sempre più improduttiva) il timone dell’agenda politica e di governo dell’intero paese.

E la pretesa “normalizzazione” della Lega, il riassorbimento delle sue intemperanze antidemocratiche all’interno di un ruolo istituzionale, sono messi pesantemente in dubbio dall’articolo di Calenda e Romano (disclaimer: Andrea Romano collabora abitualmente col Post):

Il totale fallimento della seconda repubblica, di cui gli italiani hanno ormai coscienza condivisa, ha come effetto il rafforzamento del progetto di snaturamento dell’assetto istituzionale dello Stato da parte della Lega che pure di questo fallimento è corresponsabile.

Un effetto paradossale, che si somma ad un altro vizio italiano di cui abbiamo avuto larga prova nella nostra storia novecentesca: l’illusione di tanti di poter flirtare con l’estremismo pensando prima di utilizzarlo a proprio vantaggio e poi di neutralizzarlo.