• Mondo
  • Sabato 1 maggio 2010

Islanda in translation

Il collasso delle banche islandesi ha portato molto lavoro ai traduttori specializzati

«Perché arrovellarsi il cervello per pronunciare Eyjafjallajökull? Bastava tradurlo! Significa ghiacciaio dei monti delle isole». Gauti Kristmannsson insegna traduzione in Islanda e ha deciso di usare come esempio il nome dell’impronunciabile vulcano che ha paralizzato per giorni i cieli di mezza Europa. Kristmannsson fa solitamente lezione a una cinquantina di studenti che frequentano un master per diventare traduttori, una professione sempre più richiesta nel paese.

Il collasso del sistema bancario islandese e l’economia in difficoltà hanno attirato l’attenzione di numerosi operatori dall’estero, stretti dalla necessità di ricevere testi e documenti tradotti dalla lingua locale. Alcuni istituti di credito organizzano meeting e riunioni per i loro clienti in islandese, ma numerosi correntisti e investitori sono stranieri e richiedono dunque un interprete per poter comprendere il destino dei loro investimenti.

La presenza di investitori dall’estero era aumentata sensibilmente negli ultimi anni prima dell’inasprirsi della crisi. Una progressiva campagna di privatizzazione aveva consentito agli istituti di credito dell’Islanda di intensificare i propri affari in Gran Bretagna, Stati Uniti e Asia. I rapporti con l’estero richiedevano il lavoro di numerosi traduttori, che nonostante il collasso del sistema hanno mantenuto la loro occupazione.

Nel corso dell’ultimo anno, infatti, molti traduttori si sono occupati quasi esclusivamente dei temi legati alla bancarotta, alle frodi finanziarie e alle cause legali collegate. Un rapporto parlamentare in islandese di 2.000 pagine sul collasso delle banche  ha dato lavoro a diversi esperti di traduzione, chiamati per rendere comprensibile l’importante documento anche al di fuori dell’Islanda.

Gli affari sono esplosi lo scorso autunno quando l’Islanda ha presentato di corsa la candidatura per l’Unione Europea. La valuta islandese era affondata con le banche, e i leader islandesi erano di colpo diventati ansiosi di abbandonare la loro corona per l’euro. La domanda per la UE […] comprendeva circa 2.500 domande. Io governo ha risposto in islandese. Poi è arrivato il turno dei traduttori. Le risposte sono contenute in un documento di 8.870 pagine.

La traduzione dall’islandese non è certo semplice e tutto si complica se i documenti da tradurre contengono termini tecnici e formule complesse. Anche i traduttori più esperti si sono dovuti aggiornare per acquisire nuove capacità, come comprendere i meccanismi della finanza, indispensabili per rendere leggibili i documenti al di fuori del paese.

L’ottima preparazione dei traduttori non si è rivelata sempre sufficiente. Dopo il collasso del sistema bancario, ci si è confrontati a lungo sulla corretta traduzione dei termini skilanefnd e slitastjórn senza raggiungere una soluzione soddisfacente. Il problema è stato risolto grazie all’intervento della Banca centrale che ha concordato con i traduttori le definizioni per le due parole in inglese, rispettivamente “resolution commitee” e “winding-up board”, evitando la babele linguistica.

(foto: borkur.net)