Di sinistra e contro Fini?

Il sindaco di Firenze: "Non discutiamo di riforme, per carità, che non interessano nessuno"

L’aveva già detto ad AnnoZero, la settimana scorsa. Ora Matteo Renzi insiste controcorrente in un’intervista su Repubblica: la sinistra fa male ad appassionarsi alle vicende del centrodestra e addirittura tifare per il presidente della camera.

Fini è un interlocutore assolutamente inaffidabile. Doveva fare la rivoluzione e oggi dice che fa un seminario. Doveva fare una corrente e farà uno spiffero. Per 17 anni ha fatto Cip e Ciop col Cavaliere, ha votato tutte le leggi ad personam senza un sussulto. E siccome si parla tanto di memoria storica, ricordo bene le sue gitarelle in Europa con LePen. Non ce l’ho con Bersani, anzi, siamo pronti a dare una mano. Ma al Pd, non al disegno di Fini.

Il sindaco di Firenze infatti non sembra entusiasta della reazione di Bersani alla dialettica nel centrodestra e al dibattito sulle riforme, la proposta del cosiddetto “patto repubblicano”. E anche sulel riforme ha posizioni anticonformiste ma potenzialmente molto popolari: “non interessano a nessuno”.

Se Bersani ci costringe a discutere di riforme e patto repubblicano, ci addormenta tutti.

Dico che tutti insieme possiamo fare la strada non solo per vincere ma per cambiare il Paese. Senza discutere di riforme, per carità, che non interessano nessuno. Il titolo V fa venire i brividi alla gente. Bersani carichi la sveglia e costringa su due o tre punti il nostro popolo a muoversi e il governo a rincorrere. Non si preoccupi del ceto politico ma di ridare dignità alla politica

E se Fini contesta al PdL di non avere un progetto articolato sulle “grandi riforme”, Renzi invece sa esattamente quali “due tre” vuole fare:

Dimezzamento del numero dei parlamentari e sia Bersani a porre il tema in Parlamento. Nuovo Welfare, città e tasse. Per parlare al mondo dei più giovani. Io a Firenze faccio pagare di più le mense scolastiche ai ricchi e ho tolto la retta ai cassintegrati. Mentre il Pdl sulla riforma fiscale ci prende per il naso da anni. Sono due esempi.

A un certo punto bisognerà anche ragionare sul futuro candidato premier. Renzi dice che per ora non è il momento, ma intanto qualche idea ce l’ha.

Non scanniamoci sul leader, non ripetiamo gli errori del passato. Abbiamo altro da fare. Poi, sei mesi prima del voto si facciano le primarie. Altrimenti il pericolo è scadere nella tecnocrazia o nel politichese. Ripeto: meglio Nichi Vendola di Mario Draghi o di Montezemolo.

E per finire:

Se il Pd è solo il gruppo dirigente c’è da stare preoccupati. Ma se è l’esperienza di popolo, quello non ossessionato da Berlusconi, allora vedo entusiasmo ed energia. Non ce l’ho con Bersani, anzi siamo pronti a dare una mano. Ma al Pd non al disegno di Fini