L’unico paese che sconfigge la pirateria musicale

I download illegali stanno diminuendo, mentre le vendite di dischi aumentano

Pur essendo la seconda nazione al mondo in quanto a pirateria musicale, la Corea del Sud sembra aver trovato la via per sconfiggere i download illegali di dischi. Un caso più unico che raro se comparato agli insuccessi del resto del mondo (eagli sforzi goffi e confusi del governo italiano).

I dati della International Federation of the Phonographic Industry riportati dall’Economist parlano abbastanza chiaro: le vendite di dischi sono aumentate del 10 per cento nell’ultimo anno — in contrapposizione al continuo declino a cui si sta assistendo in quasi tutti gli altri paesi — e tra la fine del 2008 e la fine del 2009 la presenza di file illegali in rete è scesa del 92 per cento. L’Economist indica come uno dei fattori determinanti sia la cosiddetta legge dei “tre strike” approvata l’anno scorso, che impone alle aziende di intimare per tre volte la cessazione dei download illegali ai propri clienti prima di tagliar loro la connessione.

La stessa legge è stata poi applicata sia in Inghilterra che in Francia, ma nei due paesi europei non sembra aver sortito gli stessi effetti. La diminuzione della pirateria sudcoreana ha anche altre ragioni. Le vendite di dischi avevano già dato segni di miglioramento tra il 2007 e il 2008, e negli ultimi tempi ci sono state diverse sentenze contro la pirateria: nel 2007 la Corte Suprema condannò come illegale Soribada, uno dei siti di peer-to-peer più usati. Nello stesso periodo, tutti i provider furono obbligati a chiudere i siti che permettevano il download di file musicali.

Neanche in Corea del Suda la pirateria musicale è scomparsa: le fonti cinesi, al di là del confine, sono ancora disponibili, e i pirati hanno la possibilità di appoggiarsi a quelle. Ma quel che dovrebbe contare per l’industria discografica è il successo dei siti di vendita online alla iTunes Store, fattore fondamentale per il rilancio del mercato. Siti come Soribada sono stati resi legali e a pagamento e stanno andando benissimo. Al contrario di quella musicale, la pirateria video continua invece ad aumentare.

Secondo l’Economist il modello sudcoreano non è facilmente replicabile. “È un mercato piccolo, e si è ulteriormente ristretto. Nel 2000 valeva 202 milioni di dollari”. E a differenza di Francia e Gran Bretagna, c’è un inconsueto orgoglio nazionale per i propri prodotti culturali e tecnologici e il loro successo economico.