Il giudice: “Global forum, fu un vero e proprio rastrellamento”

Rese note le motivazioni della condanna ai dieci poliziotti per i fatti di Napoli del 2001

Come riporta il Corriere del Mezzogiorno, sono state rese note le motivazioni della condanna ai dieci agenti per gli avvenimenti di Napoli del 2001 in occasione del Global forum. Il giudice Donzelli della quinta divisione del tribunale di Napoli scrive che fu, di fatto, un rastrellamento: i dieci poliziotti trattennero nella caserma Raniero Virgilio un’ottantina dei ragazzi della manifestazione, sottoponendoli ad abusi e maltrattamenti. Oltre a loro, sono stati condannati anche due funzionari a cui è stata inflitta la pena di due anni e otto mesi per sequestro di persona.

Decine i casi eclatanti e odiosi di abuso di potere citati nelle 112 pagine depositate ieri. C’è, per esempio, quello di un giovane ipovedente, Stefano C.: «Visibilmente ferito e portatore di handicap, deriso per la sua andatura precaria e trattato con modi bruschi, vide ammorbidire l’atteggiamento violento nei suoi confronti solo allorquando gli venne trovata indosso la tessera dell’Associazione italiana ciechi e venne poi ricondotto in ospedale». Sconcertante anche la vicenda di Andrea C., giovane procuratore legale: la sua esperienza «è ricordata peraltro da molti altri ragazzi, colpiti dal trattamento violento e derisorio riservato al giovane procuratore definito con spregio l’avvocatino. Questi, proprio in quanto assertore del suo diritto di essere informato dello status giuridico che aveva al momento (non risultando nè arrestato nè fermato ed essendo già stato documentalmente identificato presso il drappello ospedaliero) si vide riservato un trattamento molto violento. Ebbe addirittura due perquisizioni, oltre a varie percosse, e ad un certo punto si determinò a non protestare più, ossia a rinunciare all’esercizio dei propri diritti fondamentali. Tanto, com’è ovvio, risulta particolarmente inaccettabile per chi del diritto e del primato di esso sulla barbarie della violenza ha scelto di fare la propria ragione di vita». Parole molto dure, che certamente faranno discutere. Per i giudici, insomma, i ragazzi portati in caserma subirono un trattamento «inumano e degradante».