Che cosa resta?

Senza lo screzio circense con Berlusconi e senza le questioni poste da Fini, otto ore di dirigenti del PdL producono il vuoto assoluto

di Luca Sofri

© Marco Merlini / LaPresse
22-04-2010 Roma
Politica
Auditorium in via della Conciliazione di Roma, direzione nazionale del Pdl
Nella foto Denis Verdini e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

© Marco Merlini / LaPresse
Rome, 04-22-2010
Politic
Conciliazione Street's Auditorium, Rome, Pdl national board
In the photo Denis Verdini and the Italian Premier, Silvio Berlusconi
© Marco Merlini / LaPresse 22-04-2010 Roma Politica Auditorium in via della Conciliazione di Roma, direzione nazionale del Pdl Nella foto Denis Verdini e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi © Marco Merlini / LaPresse Rome, 04-22-2010 Politic Conciliazione Street's Auditorium, Rome, Pdl national board In the photo Denis Verdini and the Italian Premier, Silvio Berlusconi

Scrivo che sta finendo la Direzione Nazionale del PdL, piuttosto sfarinata. A quanto pare non ci saranno ulteriori conclusioni di Berlusconi e questo esclude ogni rimasuglia speranza che succedesse ancora qualcosa.

Il bilancio della giornata è di una vuotezza deprimente, e lo dice uno che ha frequentato per un anno le direzioni nazionali del PD trovandole deliranti e sconclusionate: al confronto di questa giornata erano di una ricchezza e professionalità pazzesca. Proviamo a immaginare cosa sarebbe stato il convegno di oggi senza lo screzio circense tra Berlusconi e Fini e senza le questioni concrete e articolate poste dal secondo. Ci potevamo ammazzare. Il vuoto totale, durato otto ore intere che si sarebbero potute riempire di idee e politica. La diretta organizzata dal Post su Friendfeed si è risolta in una partecipazione straordinaria e curiosa (quasi tremila commenti!) ma che non è riuscita a trovare niente su cui dibattere e si è quindi tenuta su per ore con battute e conversazioni laterali, nell’attesa di qualcosa che non arrivava mai. Non un intervento ha mostrato dei contenuti veri, una visione politica, una proposta, un tema di confronto. Un’idea comunicativa, se non di sostanza. Noia, noia, noia e autocelebrazioni dilettantesche. Per non parlare dell’approssimazione organizzativa che non ha fatto rispettare mai le durate imposte agli interventi, che ha tralasciato del tutto un ordine del giorno (“siamo il Popolo delle Libertà…”), e che ha preteso di risolvere la totale mancanza di dibattito e l’incapacità di fare intervenire chi lo aveva chiesto con l’inventiva formula “faremo presto un’altra Direzione Nazionale”.

Insomma, domani la giornata avrà fatto notizia e tutti i giornali parleranno della prima sanzione palese del confronto Fini-Berlusconi. E va bene. Sarà come una finale dei mondiali risolta letterariamente da un rigore inesistente e battuto col cucchiaio dopo novanta minuti di melina. Però questo partito continua a vincere le elezioni e avere la maggioranza per qualche ragione più che legittima, ma che non è di certo la costruzione di un pensiero, di una visione o di una competenza. Oggi non lo ha mostrato, e ne aveva mille occasioni. Questa è la ragione per cui il progetto finiano – qualunque cosa contenga – è benvenuto. Non si vede altro, dentro il Partito dell’Amore.